lunedì 13 febbraio 2012

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Symantec beffata dagli hacker
"50mila dollari per il vostro codice"

Un gruppo hacker ruba il sorgente di due programmi commerciale e l'azienda offre denaro per recuperarlo. Il tira e molla inizia a gennaio, ma solo ora viene reso pubblico il carteggio che vede i pirati prolungare appositamente l'attesa per "umiliare" i derubati

UN CASO tutto particolare di pirateria informatica quello che ha visto protagonisti Symantec, produttore di famosi antivirus e di PcAnywhere, e un gruppo di hacker indiani di Bombay, non identificati, che però dichiarano di essere affiliati a Anonymous. E che hanno contattato l'azienda dichiarando di aver messo le mani sul codice sorgente di entrambi i programmi, e minacciano di renderlo pubblico. A questo punto inizia un piccolo giallo. All'inizio sembra che siano gli hacker a chiedere un "riscatto" per il codice ma dal carteggio pubblicato online sembra essere Symantec ad offrire 50mila dollari per il rilascio. Gli hacker hanno successivamente dichiarato pubblicamente di "non aver mai avuto intenzione di chiedere soldi, ma solo di mettere in difficoltà l'azienda", probabilmente per esporla al pubblico ludibrio. Una mossa tutto sommato da codice d'onore hackeresco, il segno di Zorro aggiornato al digitale.

Forse la scintilla d'origine per comprendere lo sfottò dei pirati, scorrendo le email, è stata la richiesta di Symantec di "negare che gli hacker avessero mai realmente messo mano sul codice". In effetti, un'onta grave per un'azienda che produce antivirus. Yamatough, uno dei pirati, ha dichiarato: "Li abbiamo attirati in una trappola, facendo in modo che ci offrissero dei soldi, per umiliarli. E ce li hanno offerti", dice.

Da là è partita una trattativa per definire i termini e i modi del pagamento, ma i limiti di trasferimento monetario che i maggiori servizi online pongono per evitare riciclaggi, ha fatto cadere la scelta su Liberty Reserve, un sito di transazioni con base in Costa Rica. E in due mesi di email, i tentativi di Symantec per impedire la diffusione del codice non sono mancati, e soprattutto per avere prova che i pirati detenessero effettivamente i sorgenti. Symantec usa addirittura un nome falso sotto cui si nasconde un servizio di sicurezza, con cui conduce le trattative. Ma la diffidenza lavora su entrambi i fronti, e anche gli hacker fiutano le manovre per tracciare le mail e identificare il gruppo. A questo punto, l'ultimatum: i pirati chiedono a Symantec di versare la cifra pattuita entro dieci minuti dalla ricezione della mail di richiesta. Una beffa, certamente, ma in grado di far tremare i polsi a chiunque dall'altra parte del web. Se il codice verrà mai rilasciato non si sa, la data prevista per la diffusione pubblica era il 7 febbraio. Ma anche se non dovesse mai accadere, la storia rimarrà negli annali della pirateria. (12 febbraio 2012)
 
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“Casale oggi rappresenta il mondo”. Sentenza Eternit, attesa per i familiari di 3000 vittime 

Il verdetto atteso per le 13 e 15. Per Schmidheiny e de Cartier, proprietari dei 4 stabilimenti in Italia, l'accusa ha chiesto 20 anni. Romana Blasotti, presidente dell'Associazione familiari e vittime dell'amianto: "L'aspettativa è grande"
C’è grande attesa questa mattina al palazzo di giustizia di Torino per la sentenza del processo Eternit. Lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Luois de Cartier, proprietari in periodi diversi della società di produzione dell’amianto con 4 stabilimenti in Italia (Casale Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli), sono accusati di disastro ambientale doloso permanente e omissione dolosa di misure di sicurezza. Il pm Raffaele Guariniello ha chiesto per loro 20 anni di carcere per aver “agito e perseverato nell’agire” con la consapevolezza che avrebbero provocato una tragedia tra i lavoratori e gli abitanti dei comuni in cui sorgevano i loro stabilimenti. Almeno 1800 le vittime e i malati nella sola Casale Monferrato, paese della provincia di Alessandria.

Sono arrivati da tutto il mondo per la sentenza, da Francia, Belgio, Inghilterra, Svizzera, Brasile. Le delegazioni di ex lavoratori e familiari, nella speranza che il caso italiano faccia giurisprudenza in tutto il mondo, anche dove l’amianto si lavora ancora, come in sud America. La legislazione francese non prevede l’imputazione penale per disastro ambientale doloso, né la possibilità di class action, perciò i tribunali sono intasati da più di 15mila cause civili. L’atmosfera dell’attesa è tutta nei rappresentanti dell’associazione francese dei familiari, Andeva, che si sono lasciati fotografare davanti al Palazzo di giustizia con le dita alzate verso il cielo, in segno di vittoria. “Signor Stefhan Schmidheiny il vostro posto è in prigione” è scritto su un volantino distribuito dal comitato svizzero Caova.

“L’aspettativa è grande”, dice Romana Blasotti, presidente dell’Associazione familiari e vittime dell’amianto, che siede nei banchi del pubblico di un’aula gremita di avvocati e giornalisti. “Ho passato la vigilia avendo in testa, negli occhi e nel cuore tutte le vittime casalesi. La nostra associazione conta 1700 famiglie. Forse, finalmente, anche per loro ci sarà un po’ di pace”. La signora Blasotti ha perso cinque familiari a causa della “polvere”, il nome con cui chiamano l’amianto a Casale, l’ultima è stata sua figlia. “Il pensiero di aver giustizia sarebbe per noi il coronamento di 30 anni di lotta. Penso in particolare alle nuove generazioni, a tutti i malati e le vittime di quest’anno, che continuano a crescere e hanno tutti più o meno la stessa età: sono i ragazzi che hanno giocato negli oratori, nei campi di football, per le strade, respirando l’aria di Casale”.

Di fronte al vertice dell’azienda Eternit, che si è concesso per anni il lusso del dubbio sugli effetti delle polveri killer, questa mattina parlano le centinaia di familiari, giunti con i pullman dai comuni del casalese, ma anche dalla Campania e dall’Emilia Romagna, dove sorgevano le altre fabbriche. Ognuno di loro ha una storia, un lutto da raccontare. C’è anche chi si presenta con la tuta da lavoro, con tanto di logo dell’azienda incriminata. “Lavorare in Eternit era considerata una fortuna – racconta una signora – . Quando è morto mio padre la parola mesotelioma non la conosceva nessuno. Qua in aula gli imputati hanno detto che la colpa era degli operai che non si pulivano la tuta prima di tornare a casa”.

In aula, in prima fila, anche il Procuratore Gian Carlo Caselli e i sindaci con le fasce tricolori. I parenti si sono distribuiti in diverse aule, appositamente predisposte per contenere tutti. Per avere un’idea dei numeri basta pensare alle circa 6mila parti civili e 2857 parti lese. Ma sono intervenuti in molti, studenti e semplici cittadini, per manifestare solidarietà ai parenti. “Abbiamo sentito il calore che ci arrivava dalla presidenza della Repubblica fino al sindaco del più piccolo comune del casalese – dice il pm Guariniello – . Casale oggi rappresenta il mondo, perché nel mondo si è usato l’amianto. Ci sono tanti morti per causa d’amianto che finiscono negli archivi degli ospedali senza che nessuno faccia giustizia. Ecco, questo processo dimostra che è possibile fare giustizia. Le istituzioni hanno capito che questi sono processi di fondamentale importanza” .

Questa mattina, prima della sentenza, era prevista la replica dell’avvocato Zaccone, ma la difesa ha rinunciato. Il verdetto,attesissimo, alle 13 e 15.
 
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Eternit, il giorno della verità
la sentenza alle 13.15

Al Palagiustizia di Torino al via l'ultimo atto del processo contro il magnate svizzero Schidheiny e il barone belga De Cartier, accusati di disastro doloso. Il dibattimento è durato 65 udienze e riguarda 6.392 parti civili. Il Pm Guariniello: "Il più grande processo della storia sulla sicurezza del lavoro"

di FEDERICA CRAVERO e SARAH MARTINENGHI
E' prevista per le 13.15 la lettura della sentenza più attesa, quella del processo Eternit a cui guarda tutto il mondo. L'annuncio lo ha dato il presidente della corte Giuseppe Casalbore, subito dopo aver appreso che l'avvocato Cesare Zaccone, uno dei difensori, aveva rinunciato alle ultime repliche.

FOTO Folla davanti al tribunale - Via all'udienza

Dare ancora una volta la parola alla difesa era in effetti un escamotage per consentire ai giudici una più agevole camera di consiglio. In un'aula gremita tanto che alcuni legali di parte civile non sono riusciti a trovare un posto a sedere, sono comparsi anche il procuratore capo della Repubblica Giancarlo Caselli e il presidente del tribunale Luciano Panzani.

VIDEO Il coordinatore - I minatori dalla Francia

"Come ogni pm, l'accusa si aspetta sempre una sentenza di condanna - ha commentato
il procuratore Raffaele Guariniello - questo é il processo piú importante nel mondo e nella storia in materia di sicurezza sul lavoro. Ha suscitato grande interesse in tutti i paesi in cui si è lavorato l'amianto, tuttavia assistiamo ancora a una grande ingiustizia: ci sono paesi in cui si lavora questo materiale con lo scafandro e altri in cui lo si maneggia senza protezioni".

LEGGI In 900 da Casale Monferrato per il verdetto

Sono circa 1500 le persone giunte da tutta Italia e da molti paesi stranieri a Palazzo di Giustizia per assistere alla lettura della sentenza. "Qualunque sia il verdetto, adesso si sa che l'amianto uccide" ha commentato Bruno Pesce, in rappresentanza delle vittime e degli ex lavoratori dell'Eternit. Per Romana Blasotti Pavesi, presidente del Comitato familiari delle vittime, "comunque vada sarà una vittoria: ora tutti sanno che l'amianto è un killer".

C'è grande attesa per la sentenza. Una causa, quello sull'Eternit, che il presidente del Tribunale, Barbuto, aveva definito, nell'apertura dell'anno giudiziario "destinata a fare epoca". Gli imputati sono il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni, accusati di disastro doloso.

VIDEO Il figlio di una vittima - L'ex operaio

Il dibattimento si è snodato attraverso 65 udienze, con 6.392 parti civili, tra il 2009 e il 2011. Per la sentenza sono previste misure straordinarie: il Palagiustizia apre due maxi aule da 250 posti e l'aula magna da 700, la Provincia ne mette a disposizione una da 316. Si attendono almeno 160 delegazioni da tutta Italia e dall'estero. La sentenza sarà trasmessa in diretta video dal Repubblica.it grazie alla collaborazione della Provincia di Torino.
(13 febbraio 2012)

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Svezia, Latvala in volo
Loeb chiude solo 6°

HAGFORS (Svezia), 12 febraio 2012

Il finlandese vince con la Ford Focus sulle nevi scandinave, precedendo Hirvonen di 16". Il francese della Citroen resta comunque in testa al Mondiale

Jari-Matti Latvala, 26 anni, trionfa nel Rally di Svezia. Afp
Jari-Matti Latvala, 26 anni, trionfa nel Rally di Svezia. Afp
Jari-Matti Latvala ha vinto la sessantesima edizione del Rally di Svezia, seconda prova del Mondiale WRC 2012. Il finlandese della Ford, dopo 24 speciali, ha chiuso al comando, nonostante una foratura nella speciale numero 22, precedendo il connazionale ed ex compagno di squadra Mikko Hirvonen, ora alla guida della Citroen DS3 WRCe, staccato di 16"6. Terzo posto per Mads Oestberg con la Ford del team M-Sport a 38"8. Una foratura è invece costata il gradino più basso del podio a Petter Solberg (+1'14"3). Il campione del mondo della Citroen Sebastien Loeb, attardato da un'uscita venerdì, ha chiuso al sesto posto con un divario dal vincitore di 2'55"1, ma resta in testa alla classifica mondiale.
 

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