REFERENDUM NUCLEARE
Alle urne il 60% dei sardi
plebiscito contro l'atomo
Alta affluenza alla consultazione regionale, quasi unanime il no al ritorno delle centrali. Esulta l'opposizione, soddisfazione di Cappellacci: "Non accettiamo decisioni calate dall'alto" di ANTONIO CIANCIULLO
In un paese lacerato dalle elezioni, l'unica nota unificante è stata il nucleare. Il plebiscito sardo di sì anti atomo ha fatto registrare un coro di applausi che sull'isola è stato bipartisan: prima per l'alta affluenza alle urne (6 elettori su 10 hanno risposto al quesito referendario), poi per i risultati (i sì superano di gran lunga il 90 per cento).
I primi a congratularsi per questo anticipo di referendum sono stati gli ambientalisti e i partiti che hanno sostenuto la prova referendaria. "Il risultato clamoroso conferma la forte consapevolezza dei cittadini, ha dichiarato il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. "Nonostante il silenzio di molti media, l'enorme affluenza al voto in Sardegna conferma la volontà dei cittadini di partecipare concretamente alle scelte per il proprio futuro non solo energetico".
"Ora l'incubo nucleare va abbandonato, insieme ai trucchetti per riproporlo tra due anni: gli italiani hanno il diritto di votare al referendum del 12 e 13 giugno per spazzare via ogni velleità di riaprire le centrali", ha aggiunto Stefano Leoni, presidente del Wwf. I Verdi hanno parlato di "vittoria nonostante il bavaglio", mentre per la responsabile ambiente del Pd, Stella Bianchi, "il messaggio è arrivato chiaro e forte". E per il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando "il raggiungimento del quorum dimostra che la scelta nuclearista del governo è scellerata ed errata".
Ma anche il centro destra sardo, su posizioni diametralmente opposte a quelle di Palazzo Chigi, festeggia e chiede al governo una svolta sul piano energetico. "Sono fiero della coesione della Sardegna capace di dare una prova di unità di fronte a una scelta da cui dipende il nostro futuro", ha commentato il presidente della Regione Ugo Cappellacci. "La percentuale di sì va oltre ogni aspettativa e rappresenta un record rispetto alle più recenti consultazioni referendario. Ora si deve giocare la partita del modello alternativo per far arrivare le rinnovabili al 40%, mentre un 30% dovrà venire dal metano, un 10% dal carbone pulito e solo un 20% da fonti tradizionali".
I primi a congratularsi per questo anticipo di referendum sono stati gli ambientalisti e i partiti che hanno sostenuto la prova referendaria. "Il risultato clamoroso conferma la forte consapevolezza dei cittadini, ha dichiarato il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. "Nonostante il silenzio di molti media, l'enorme affluenza al voto in Sardegna conferma la volontà dei cittadini di partecipare concretamente alle scelte per il proprio futuro non solo energetico".
"Ora l'incubo nucleare va abbandonato, insieme ai trucchetti per riproporlo tra due anni: gli italiani hanno il diritto di votare al referendum del 12 e 13 giugno per spazzare via ogni velleità di riaprire le centrali", ha aggiunto Stefano Leoni, presidente del Wwf. I Verdi hanno parlato di "vittoria nonostante il bavaglio", mentre per la responsabile ambiente del Pd, Stella Bianchi, "il messaggio è arrivato chiaro e forte". E per il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando "il raggiungimento del quorum dimostra che la scelta nuclearista del governo è scellerata ed errata".
Ma anche il centro destra sardo, su posizioni diametralmente opposte a quelle di Palazzo Chigi, festeggia e chiede al governo una svolta sul piano energetico. "Sono fiero della coesione della Sardegna capace di dare una prova di unità di fronte a una scelta da cui dipende il nostro futuro", ha commentato il presidente della Regione Ugo Cappellacci. "La percentuale di sì va oltre ogni aspettativa e rappresenta un record rispetto alle più recenti consultazioni referendario. Ora si deve giocare la partita del modello alternativo per far arrivare le rinnovabili al 40%, mentre un 30% dovrà venire dal metano, un 10% dal carbone pulito e solo un 20% da fonti tradizionali".
(16 maggio 2011)
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Milano, 5 stelle lascia libertà di voto
Moratti sindaco? “Speriamo di no”
Moratti sindaco? “Speriamo di no”
Mattia Calise, candidato sindaco del Movimento 5 stelle spiega la "strategia" per il ballottaggio: "Non serve un partito che dica alla gente cosa fare. La sovrapposizione della Moratti su Berlusconi "non depone a favore del candidato di centrodestra"
Ieri Beppe Grillo diceva: “Non ci aggreghiamo con nessuno, destra e sinistra sono la stessa cosa, che facciano Pisapia o Moratti sindaco, faranno sempre l’Expo e milioni di metri cubi di cemento” (Leggi l’articolo), oggi Mattia Calise, futuro consigliere a Milano, sembra segnare una differenza: “Guardando le posizioni degli attivisti sono principalmente se votare o no, ma in caso di voto molti si sono espressi per il centrosinistra”. “Io – spiega in conferenza stampa non andrò a votare perché ho la residenza a Segrate, ma se vivessi a Milano andrei a votare per Giuliano Pisapia”.
Insomma, “nessun apparentamento con i partiti in vista del ballottaggio, anche se la vicinanza a Silvio Berlusconi “non depone a favore del candidato di centrodestra”. “Non siamo un partito ma una forza civica – spiega Calise – Ci interessa cambiare il modo di fare politica e avere una cittadinanza attiva. Ognuno dei nostri elettori sarà libero di scegliere come deve essere in una democrazia. Non serve un partito che dica loro cosa fare”.
Il candidato sindaco del Movimento spiega che l’intenzione è quella di “avere cittadini informati che possano scegliere consapevolmente”, per questo, per fare in modo che tutti possano farsi una propria idea, il Movimento rivolgerà delle domade ai candidati e veicolerà le risposte via web”. L’invito ai partiti al ballottaggio è quindi quello di non rivolgersi a nessun militante del Movimento, quanto direttamente agli elettori. La libertà di voto comprende non solo la scelta del candidato, ma anche quella di votare o di astenersi. Infine, pur rinunciando ad orientare la base, lo stesso Calise ammette che la sovrapposizione di Letizia Moratti su Berlusconi “non depone a favore del candidato di centrodestra” e un altro candidato al consiglio non eletto aggiunge: “E’ difficile che possa prendere voti dei nostri elettori”.
Riguardo ai risultati Matteo Calise si dice soddisfatto: l’oltre 3 per cento raccolto dalla lista, infatti, gli permetterà di rappresentare il Movimento nel parlamentino di Palazzo Marino. “Abbiamo un consigliere comunale e il nostro obiettivo era proprio quello di entrare in consiglio”. Un bersaglio centrato anche per quanto riguarda le zone dove, aggiunge Calise, “abbiamo tra il 4 e 5 per cento e quindi anche lì avremo dei consiglieri”. Un risultato positivo raggiunto nonostante “la situazione ostile” determinata secondo il giovane studente “dalla polirizzazione estrema” e dall’invocazione “del voto utile”. Il Movimento a 5 stelle avrà dunque uno scranno nell’aula consiliare e le intenzioni sono bellicose: “Staremo col fiato sul collo dei politici, porteremo il controllo degli elettori sugli eletti”. L’arma è quella che sta alla base del movimento di Beppe Grillo: “il web al servizio della democrazia partecipativa”. Calise spiega che voterà a progetto, sui singoli provvedimenti, dopo averli esposti agli elettori. Il canale varrà anche in senso contrario: progetti nati e suggeriti dalla base saranno formalizzati nel luogo istituzionale.
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