venerdì 11 febbraio 2011

già....

Kubica di nuovo sotto i ferri
"Tornerò più forte di prima"

Il pilota sta subendo un altro intervento chirurgico a un piede, omero e spalla. Il polacco intanto ha raccontato, in esclusiva alla Gazzetta, le sue condizioni e la sua voglia di tornare: "Non ricordo nulla dell'incidente, ma queste cose rafforzano, mi è già successo nel 2007"

PIETRA LIGURE (Savona), 11 febbraio 2011 - Robert Kubica è di nuovo sottoi ferri. Si conoscerà nel pomeriggio l'esito dell'intervento chirurgico per stabilizzare le fratture al piede destro, omero e spalla iniziato stamani all'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, il secondo dopo quello che ha interessato la mano destra semi-amputata dopo il terribile schianto nel rally di Andora di domenica scorsa. Secondo l'equipe ortopedica del dottor Francesco Lanza l'intervento di oggi dovrebbe durare almeno sette ore. Dopo l'operazione il pilota polacco dovrebbe tornare per almeno un giorno in terapia intensiva dove verrà tenuto sotto osservazione dal personale diretto dal dottor Giorgio Barabino.
la prima intervista — Intanto ha già parlato, rilasciando alla Gazzetta un'intervista esclusiva in cui ha già fatto capire quanto scalpita per la voglia di ricominciare e riprendere la preparazione. Come si può capire da questi estratti.
il solito robert — Kubica è già tornato Kubica nella testa, nell’ironia, nella non omologazione. Lui muove la mano che era in pericolo: "Le dita funzionano, le sento. Il braccio anche. Ma mi devono operare e solo dopo saprò...".
un passo dalla morte — Robert è lucidissimo, il volto è disteso, non ha febbre. La vita non è più in pericolo. "Mi spiace per quello che è successo... Non doveva, ma non ricordo nulla. Mi ha spiegato tutto il mio manager Daniele Morelli".
GENITORI DALLA POLONIA — "Sono arrivati i miei dalla Polonia e già ripartiti. Mi spiace tanto per mia mamma, l’ho fatta soffrire.... Ho pochi dolori... mi sedano...dopo l'ultimo intervento comincerà il conto alla rovescia per tornare in pista... Dopo questi incidenti migliori.... mi era accaduto anche nel 2007, dopo il botto in Canada: ci sono capacità e motivazioni che ti vengono fuori, tornerò più forte come guidatore, come testa... Devo tornare quest’anno e il braccio destro lo sento meglio ora di quando venni travolto da un ubriaco 7 anni fa...".
perché i rally — "Anche io mi sono chiesto il perché di correre un rally: è un allenamento duro, severo, per la F.1., aiuta nella concentrazione... Se li rifarò? Vediamo.."
tante visite — "È stato bello vedere Briatore, una persona eccezionale. Poi sono passati Alonso, Lopez, Petrov, Alesi, Liuzzi: bello, la pista non ti permette mai di vedere il vero volto della gente. Troppi interessi....". Andrebbe avanti a parlare, a raccontare, però si stanca presto... ma per lui è cominciata una nuova vita. "Migliore", come ci assicura.
Dal nostro inviato
Pino Allievi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'ACCORDO

Nokia-Microsoft, ecco l'intesa
una sfida a Google e Apple

I due colossi - l'azienda finlandese leader mondiale dei cellulari, quella Usa del software - si accordano per intergrare i loro prodotti e creare "un nuovo ecosistema mobile": sugli smartphone girerà Windows con Bing motore di ricerca, le maps e i programmi verranno intergrati nel market place di Redmond. Tonfo in Borsa per Nokia in avvio

LONDRA - Un abbraccio stretto stretto, per provare a liberarsi dall'assedio di Google ed Apple che da tempo hanno addentato il mercato degli smartphone. L'"ampia alleanza strategica" annunciata oggi tra Nokia e Microsoft, rispettivamente leader mondiali di cellulari e del software, vola alto, molto in alto, prefigurando un nuovo "ecosistema mobile". Secondo l'accordo, il leader mondiale della telefonia mobile, alle prese con una costante riduzione della sua quota di mercato, adotterà il sistema operativo Windows Phone come piattaforma primaria per i suoi smartphone e le due società collaboreranno alle nuove iniziative di commercializzazione e di sviluppo. I telefonini Nokia, inoltre, avranno il motore di ricerca Bing sviluppato dalla Microsoft e Nokia Maps diventerà una parte essenziale dei servizi di cartografia digitale di Microsoft. Non solo: i programmi offerti per i dispositivi dell'azienda finlandese saranno integrati nel Microsoft marketplace già disponibile sul software Windows.

I dettagli e i propositi sono contenuti in una lettera aperta firmata dei numeri uno di Nokia, Stephen Elop, e di Microsoft, Steve Ballmer, che si chiude con una sorta di giuramento comune: "Ci sono altri ecosistemi mobile: daremo loro fastidio. Ci saranno sfide: le supereremo. Il successo richiede velocità: saremo veloci". Del resto, slogan a parte, dopo l'analisi la sintesi non richiede poi tanti giri di parole: "Nokia è a un punto critico, dove un significativo cambiamento è necessario
e inevitabile nel nostro cammino in avanti", ha osservato Elop. "Oggi stiamo accelerando il cambiamento attraverso una nuova strada, volta a riconquistare la nostra leadership negli smartphone, rafforzando la nostra piattaforma per dispositivi mobili e realizzando i nostri investimenti per il futuro".

IL VIDEO 1

Elop - dopo aver escluso qualsiasi programma di fusione con Microsoft e preannunciato tagli "sostanziali" della forza lavoro in diverse località nel mondo - ha spiegato di considerare il biennio 2011-2012 come "anni di transizione" in attesa dei risultati della collaborazione con la casa di Redmond: nel lungo periodo tuttavia, Nokia conta di crescere più del mercato sia come numero di unità vendute che nei servizi collegati (applicazioni, musica online, etc), con margini operativi superiori al 10 per cento. Per l'anno in corso l'azienda finlandese si aspetta una leggera crescita complessiva anche se ammette la possibilità di un calo di fatturato in alcune aree, verosimilmente gli smartphone. In questo settore è da notare l'abbandono pressochè integrale del futuro sistema MeeGo. Che comunque, fa sapere Nokia, dovrebbe essere implementato almeno su uno smartphone entro la fine dell'anno.

"Nokia e Microsoft - spiega l'azienda finlandese- collaboreranno anche su iniziative di marketing e condivideranno la roadmap per lo sviluppo dei telefoni cellulari". "Oggi - ha detto Elop, che ha annunciato anche un cambio nel management (nel cda entrano Colin Giles, Rich Green, Jo Harlow e Louise Pentland) - sviluppatori, operatori e consumatori vogliono telefoni cellulari irresistibili. Che non siano soltanto un apparecchio telefonico ma che abbiano software, servizi, applicazioni e supporto ai clienti che facciano di un telefono una grande esperienza. Nokia e Microsoft uniranno le loro forze per consegnare un prodotto senza rivali". Soddisfatto dell'alleanza anche il Ceo di Microsoft, Steven Ballmer: "La partnership annunciata oggi prevede un'incredibile gamma di prodotti, un'enorme competenza nell'innovazione di hardware e software e una comprovata abilità di esecuzione".

L'azienda finlandese con questa scelta ammette che la sua strategia sui cellulari è fallita. Colpa di scelte non adeguate a un mercato che negli ultimi anni si è arricchito di attori animati da grande capacità innovativa; di una lentezza nelle risposte alle sfide dei concorrenti (da sempre il Blackberry di Rim, da qualche anno Google con il suo Androiod e Apple con iOS di iPhone); della difficoltà ad entrare in un mercato importante come quello americano. La scelta di cambiare CEO, Elop (canadese), primo non finlandese a guidare il colosso mondiale dei cellulari, ha impresso un'accelerazione ai processi di cambiamento. Qualcuno nelle scorse settimane aveva addirittura ipotizzato che Nokia virasse decisa verso Android, ma il passato in Microsoft dello stesso Elop ha avuto probabilmente il suo peso nelle decisione ufficializzata oggi. Come che sia, in Borsa Nokia ha pagato dazio arrivando a perdere anche il 10 per cento in avvio.

Questo perché la sfida congiunta lanciata oggi non è delle più facili, e il quadro dei sistemi operativi - secondo l'analisi di Gartner - in questa chiave è illuminante: il Symbian di Nokia resta leader ma perdendo paurosamente quote di mercato: in 12 mesi dal 46.9% al 37.6%. Al secondo posto c'è Android con una crescita a progressione geometrica, schizzato dal 3.9% del 2009 al 22.7% del 2010, poi il Blackberry Rim calato da 19.9% al 16%, iOS di Apple cresciuto di poco dal 14.4% al 15.7% e infine Microsoft che, nonostante il buon WIndows 7 è scivolato dall'8.7% al 4.2%. La sensazione è che l'accordo, dati alla mano, farà bene soprattutto all'azienda fondata da Bill Gates. Per Nokia la scommessa è ad alto rischio.
(11 febbraio 2011)
 
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Berlusconi lancia l’offensiva di piazza. 
Ma rispondono solo 150 persone “In piazza contro il golpe”, ha titolato questa mattina il Giornale. Una chiamata al popolo per sostenere l’offensiva di Berlusconi contro la magistratura. A partire da subito. Con un presidio voluto dal premier davanti al Palazzo di giustizia di Milano per oggi a mezzogiorno. Ma la manifestazione è un mezzo flop. All’appello hanno risposto circa 150 persone che, sventolando bandiere del Pdl, si sono raccolte attorno a un gazebo e hanno bloccato parte della carreggiata. Sugli striscioni si legge “Giustizia non esiste là dove non vi è libertà”, “No alla repubblica giudiziaria”, e “Silvio devi resistere, resistere, resistere”. I manifestanti sono stati contestati da diversi passanti, che hanno urlato: “Vergognatevi, siete la rovina dell’Italia”, mentre alcune persone hanno in mano cartelli contro il presidente del Consiglio, con le scritte “Basta impunità” e “Berlusconi fatti processare”. Dei dirigenti lombardi del Pdl, “compresi i ministri La Russa, Gelmini, Romani, Brambilla e il sottosegretario Santanchè”, la cui presenza è stata annunciata dal Giornale, sono arrivati solo il coordinatore del Pdl Lombardia Mario Mantovani e la Santanchè, che ha commentato: “Questo processo finirà in niente”. Presenti al sit in anche la presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea, e Alberto Torregiani, responsabile del settore giustizia del Movimento per l’Italia e figlio di Pierluigi, il gioielliere milanese ucciso dai Pac di Cesare Battisti nel ’79.

La decisione annunciata dal Giornale di lanciare l’offensiva di piazza è arrivata all’improvviso. Berlusconi ha rotto gli indugi ed è tornato a chiamare la sua gente a raccolta contro un altro potere dello Stato: quella magistratura che lui vede sempre più eversiva. A far scendere la gente in piazza, il Cavaliere ci aveva già pensato due settimane fa, quando era arrivato l’annuncio di una grande manifestazione organizzata dal Pdl “per difendere il premier contro la giustizia politicizzata” che avrebbe dovuto tenersi nel capoluogo lombardo il 13 febbraio. Doveva prendervi parte pure Berlusconi. Ma i responsabili del partito avevano poi frenato e tutto era saltato. Anche Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto erano poco convinti: in un momento così delicato meglio mosse più diplomatiche che la scelta dettata dall’ira di scagliarsi con una folla di militanti contro i magistrati che indagano sul caso Ruby.

Ma ora Berlusconi rilancia. E decide di seguire la via indicata dai “falchi” del Pdl. “Arrivati al punto in cui siamo e con una magistratura che sta tentando il golpe bianco non possiamo non coinvolgere la nostra gente”. Così la vede Cavaliere, secondo quanto riporta il Giornale. Una decisa sterzata quella del premier: il sit in di oggi è solo il primo passo, perché “contro questi pm non possiamo che affidarci a chi, con un voto democratico, ci ha chiesto di governare”. In attesa di una manifestazione nazionale, il prossimo evento è in programma già per domani: un appuntamento antimoralisti e “contro il neopuritanesimo ipocrita” organizzato al teatro Dal Verme di Milano da Giuliano Ferrara.

Anche il direttore del Foglio contribuirà quindi all’offensiva di piazza, dopo essere stato uno dei principali attori dell’offensiva mediatica di questi giorni. Suo l’intervento-comizio al Tg1 di ieri sera, che ha subito provocato una nota critica del comitato di redazione. Sua anche l’intervista al premier pubblicata oggi dal Foglio e da Libero. Un monologo intervallato da quattro domande, in cui Berlusconi si dice vittima di un “golpe giudiziario” e parla di “inchieste farsesche e degne della caccia spionistica alle ‘vite degli altri’ che si faceva nella Germania comunista”. E proprio Le vite degli altri è il titolo della pellicola premio Oscar che racconta la storia di un’ex spia della Stasi che vive rovistando nell’esistenza dei dissidenti. E che mercoledì scorso è stato mandato in onda su Rai Due, quasi a rendere i telespettatori consapevoli dei rischi che si correrebbero in un’Italia che il premier vede sempre più simile alla ex Ddr, a causa dell’ “avanguardia rivoluzionaria” dei giudici. Contro cui ora Berlusconi vuole scagliare il suo popolo, iniziando dalla protesta di oggi davanti al tribunale. Una scena che ricorda il finale del Caimano di Nanni Moretti, che, sempre mercoledì sera, la direzione di Rai Due ha impedito di trasmettere a Parla con me. Un finale che racconta di un presidente del Consiglio condannato che esce dal palazzo di giustizia tra gli applausi di un gruppo di sostenitori. Che poi prendono i magistrati a sassate e lanci di molotov. Mentre il Caimano si allontana in auto lasciandosi le fiamme alle spalle.

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TENDENZE

Verdi, lunari e anti-uragani
Le piramidi edifici del futuro

Dall'arcologia all'agricoltura verticale, sono tantissimi i progetti che si basano su questa forma architettonica, tra fantascienza, design ecosostenibile e cicli astrali. Un viaggio da Abu Dhabi a New Orleans, passando per luoghi che non esistono ancora di GIULIA BELARDELLI

SARA' la solidità della base, che àncora sicura alla terra come le radici di una grande quercia, oppure l'aerodinamicità della punta, nel suo protendersi verso il cielo come ad aspettare qualcosa. Sarà che per migliaia di anni sono state le strutture più grandi mai costruite dall'essere umano, che nella loro forma ha trovato il coraggio di imitare la natura e creare le "sue" montagne. Fatto sta che le piramidi, tipologia architettonica regina dei tempi antichi, continuano ancora oggi ad affascinare schiere di architetti, ingegneri e artisti, che da un capo all'altro del mondo non si stancano di metterle al centro dei loro progetti  -  più o meno realistici  -  di città e centri del futuro.

"La piramide è la configurazione ideale per un edificio a molti piani in un'area urbana densamente popolata: ha il vantaggio pratico di lasciare più luce e aria alle strade circostanti e poi forma una silhouette originale ed elegante contro il cielo", scriveva William Pereira, l'architetto che ha progettato la Transamerica Pyramid, struttura destinata a diventare uno dei simboli di San Francisco. A partire dalla celebre piramide del Louvre, disegnata da Ieoh Ming Pei e inaugurata nel 1989, per arrivare a "West 57" 1, il progetto di torre piramidale a New York svelato pochi giorni fa dall'architetto danese Bjarke Ingels, gli esempi nell'architettura contemporanea sono tantissimi. Basti pensare, tra gli altri, a "The Shard" 2, il grattacielo a punta di Renzo Piano che dal 2012 dovrebbe svettare sui cieli di Londra.

Nella maggior parte dei casi, la struttura piramidale si sposa ai principi del design ecosostenibile, con strutture in grado di ottimizzare i consumi energetici e provvedere sostanzialmente a se stesse. A volte le piramidi sono pensate per resistere a eventi calamitosi come terremoti e uragani, oppure per riconnettere gli esseri umani al ciclo della Luna. Ecco allora un tour virtuale tra le piramidi del futuro, dalla capitale degli Emirati Arabi Uniti a New Orleans, passando per luoghi che ancora esistono soltanto sulla carta.

Il Cubito Lunare e le nove piramidi di Abu Dhabi. Il primo LED deve ancora essere poggiato, ma tra gli esperti del settore il progetto "Lunar Cubit" 3 è già un'istituzione, se non altro per aver vinto il "Land Art Generator Initiative", premio internazionale per il miglior matrimonio tra arte ed energie rinnovabili. La struttura è pensata per essere al tempo stesso centrale elettrica, opera d'arte e calendario lunare, nel segno della tradizione islamica. L'idea appartiene a Robert Flottemesch, artista e ingegnere newyorchese, che con l'aiuto di Johanna Ballhaus, Adrian P. De Luca e Jen DeNike ha disegnato quella che lui stesso ha definito un "simbolo di immaginazione e sostenibilità".

Il nome "cubit" si riferisce al cubito, la misura di lunghezza più comune nell'antichità, utilizzata anche dalla civiltà egizia. La struttura dovrebbe sorgere nel deserto di Abu Dhabi, vicino a Masdar City, città progettata per essere il primo centro urbano a emissioni zero. Consisterà di otto piramidi a pannelli solari, disposte in cerchio attorno a una piramide più grande, il tutto tenendo fede alle proporzioni di Cheope a Giza, l'unica delle sette meraviglie del mondo antico ad aver retto ai colpi della storia e del tempo. Durante il giorno l'installazione  -  un misto di vetro, acciaio e silicio amorfo - funzionerà come una centrale solare, alimentando circa 250 abitazioni. Di notte, invece, la grande piramide si adatterà al ciclo della Luna, illuminandosi al massimo durante il novilunio e facendosi da parte nelle notti di Luna piena. Le otto sorelle si comporteranno come le lancette di un orologio, accendendosi in combinazioni diverse per indicare se il nostro satellite è in fase calante oppure sta crescendo.

"Pyramid Farm": progetto per un'agricoltura sostenibile. Abbandonando gli astri, passiamo ora a un progetto che ha a che fare con un'esigenza base dell'uomo sulla Terra: mangiare. Il concetto era forse già scritto nella parola greca "pyramis" (πυραμ?ς), utilizzata per indicare una torta di grano. Ed è proprio il grano, insieme a una serie di altre colture, che Dickson Despommier, professore di Salute Pubblica e Ambientale alla Columbia University, vorrebbe coltivare dentro una piramide. Da questo punto di vista, la "Pyramid Farm" non è che una declinazione del "Vertical Farming" 4, un approccio all'agricoltura che sostiene la necessità di adottare, entro il 2050, nuove tecniche di coltivazione verticale perché solo così sarà possibile sfamare i tre miliardi di persone in più che per quella data popoleranno il nostro pianeta.

Di qui progetti come la "Pyramid Farm", presentata come "un ecosistema autosufficiente in grado di provvedere a tutto", dalla produzione del cibo  -  pesce e pollame inclusi - alla gestione dei rifiuti. Il piano include anche un sistema di riscaldamento e pressurizzazione pensato per separare il liquame in acqua e carbonio, così da sfruttare quest'ultimo per il funzionamento di attrezzature meccaniche e l'illuminazione. Secondo Despommier e colleghi, le serre contenute in una struttura del genere potrebbero richiedere solo il 10% dell'acqua e il 5% della terra necessarie alla coltivazione a campo aperto. Il luogo in cui costruire questa versione hi-tech dei giardini pensili di Babilonia? Per ora non se ne sa ancora molto, ma i fautori del Vertical Farm Project non hanno dubbi: prima o poi, le loro idee si trasformeranno in realtà.

La piramide mammuth: idee per New Orleans. Semmai vedrà la luce, il NOAH trasformerà questo angolo del Mississipi River nello scenario perfetto per un film di fantascienza. Il progetto  -  acronimo di "New Orleans Arcology Habitat" 5 -  rappresenta una singolare proposta di ricostruzione per la città di New Orleans, messa in ginocchio nel 2005 dalla furia dell'uragano Katrina. La struttura, infatti, è pensata per resistere anche agli urgani più violenti e assicurare l'autonomia in qualunque condizione atmosferica. Si tratta di una mega città a forma di piramide, grande più di 2,7 milioni di metri quadrati e progettata per ospitare qualcosa come 40 mila abitanti. Sulla carta, ci dovrebbe essere spazio per 20 mila unità residenziali, 3 hotel, 1.500 appartamenti in multiproprietà, negozi, spazi culturali, uffici, scuole, un ospedale e parcheggi per 8 mila auto. In teoria la macchina non dovrebbero servire un granché, visto che la struttura urbana prevede una rete di trasporti elettrici sia verticali che orizzontali.

Tra gli altri elementi "eco-friendly" si annoverano turbine eoliche dotate di dispositivi di sicurezza, meccanismi di recupero e immagazzinamento di acqua fresca, sistemi solari attivi e passivi, sky garden per ottimizzare le dinamiche di riscaldamento e raffreddamento, sistemi per il trattamento delle acque di scarico e turbine per generare elettricità grazie alla corrente del fiume. Come annunciato fin dal nome, il progetto rientra nell'ambito dell'arcologia, acronimo formato dalle parole "architettura" ed "ecologia". Si tratta di una concetto caro alla fantascienza  -  un esempio su tutti: la città di Zion nel film "The Matrix"  -  ma che affonda le sue radici nell'opera di Frank Lloyd Wright e soprattutto in quella dell'architetto italiano Paolo Soleri. In uno strano gioco di parole, il NOAH si propone come arca di Noè, rigorosamente piramidale, basata sull'Arcology.

Crystal Island e Pyramid City, dalla Russia al Giappone. Il quartiere tetraedrico di New Orleans non è il solo progetto di città-piramide: all'orizzonte, infatti, spuntano altre due proposte che potrebbero rivoluzionare per sempre il concetto di architettura urbana. Definita come una città-microcosmo, la Crystal Island 6 è in attesa dell'ok definitivo da parte della Russia: in caso affermativo, prenderà la forma di una piramide iperboloide dotata di una doppia pelle per non perdere troppo calore nel freddo inverno moscovita. Con un'altezza di oltre 450 metri, la Crystal Island potrebbe accogliere ben 900 appartamenti, 3.000 stanze d'albergo e tutto ciò che serve a un centro urbano, diventando il più grande complesso mai costruito quanto a metri quadrati (al pari della NOAH di New Orleans).

Ancora più impressionante potrebbe essere un giorno la Pyramid City ideata dalla società giapponese Shimizu 7: 12 volte più voluminosa della Grande Piramide di Giza e formata da 204 unità piramidali, ognuna grande quanto il Luxor Hotel di Las Vegas. La struttura darebbe alloggio a 750 mila persone e conterrebbe al suo interno uffici, albergi, negozi e quant'altro. La sua forma piramidale, inoltre, la renderebbe estremamente stabile in caso di terremoto. Un progetto così ambizioso da far girare la testa, forse più simile alla Torre di Babele che alle piramidi egiziane.
(10 febbraio 2011)
 

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