martedì 1 febbraio 2011

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Test a Sepang, Vale è lontano
Stoner beffa Lorenzo nel finale

Prime verifiche del 2011: il campione del mondo domina ma in chiusura di giornata il pilota Repsol Honda che conquista il miglior tempo. Terzo Pedrosa, quarto Simoncelli. La Ducati del pesarese è dodicesima: "Ma la spalla è andata meglio"

Valentino Rossi e la sua Ducati in pista a Sepang. Reuters
Valentino Rossi e la sua Ducati in pista a Sepang. Reuters
SEPANG (Malesia), 1 febbraio 2011 - Tutti in pista. La MotoGP prende tempi e misure per la nuova stagione. Dalle tre (ora italiana) sul circuito di Sepang i piloti del campionato del mondo 2011 sono al lavoro per i nuovi test, dopo più di due mesi di inattività. Ben 21 le moto in pista e la più veloce è stata quella di Casey Stoner. Il pilota Repsol Honda nel finale ha sorpreso tutti girando in 2'01''574, piazzandosi per 403 centesimi davanti a Jorge Lorenzo (Yamaha Factory) che aveva dominato i test.
valentino lontano — Terzo tempo per Dani Pedrosa (Repsol Honda), quarto Marco Simoncelli (Honda Gresin) a 318 centesimi, quindi Ben Spies (Yamaha Factory ), Alvaro Bautista (Rizla Suzuki), Hiroshi Aoyama (Honda Gresini), Andrea Dovizioso (Repsol Honda), Colin Edwards (Monster Yamaha). Ultimo dei primi dieci Randy de Puniet (Pramac). Soltanto dodicesima la Ducati di Valentino Rossi, con 1''388 di ritardo su Lorenzo. Alle sue spalle quella di Nicky Hayden. Quattordicesimo Capirossi (Pramac).
parla rossi — Rossi si è detto comunque soddisfatto per questa prima giornata: "Poche volte sono stato così contento per un dodicesimo posto perché dopo i test di Misano eravamo abbastanza pessimisti dato che avevo sentito veramente molto male - ha detto Rossi - qui invece è andata meglio, soprattutto questa mattina quando siamo riusciti a fare venti, venticinque giri con una buona velocità. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare, ma abbiamo anche fatto parecchie cose: abbiamo lavorato sulla posizione di guida e stiamo cercando di capire, dei tanti dettagli che possiamo regolare sulla moto, quali siano le soluzioni migliori. La Ducati non va cambiata nel suo dna, dobbiamo sfruttarne i lati positivi e migliorare altri. Purtroppo nel pomeriggio ho perso molta forza e ho fatto più fatica ma alla fine sono riuscito a fare un’altra buona quindicina di giri. Diciamo che al momento ho parecchio dolore e poca forza mentre sarebbe meglio il contrario!".
I tempi della giornata
1. Casey Stoner 2'01.574 AUS HONDA
2. Jorge Lorenzo 2'01.977 SPA YAMAHA
3. Dani Pedrosa 2'02'024 SPA HONDA
4. Marco Simoncelli 2'02'295 ITA HONDA
5. Ben Spies 2'02'332 USA YAMAHA
6. Alvaro Bautista 2'02'422 SPA SUZUKI
7. Hiroshi Aoyama 2'02'483 JPN HONDA
8. Andrea Dovizioso 2'02'507 ITA HONDA
9. Colin Edwards 2'02'514 USA YAMAHA
10. Randy De Puniet 2'03.152 FRA DUCATI
11. Kousuke Akiyoshi (collaudatore) 2'03.224 JP HONDA
12. Valentino Rossi 2'03.365 ITA DUCATI
13. Nicky Hayden 2'03.508 USA DUCATI
14. Loris Capirossi 2'03.695 ITA DUCATI
15. Hector Barbera 2'03.767 SPA DUCATI
16. Cal Crutchlow 2'04.009 GBR YAMAHA
17. Toni Eias 2'04.238 SPA HONDA LCR
18. Karel Abraham 2'04.470 CZE DUCATI
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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LA SCOPERTA

Quel cristallo rende invisibili
è di 2 centimetri, ma crescerà

Un altro passo verso il sogno del "mantello" che nasconde alla vista. Il prototipo realizzato nei laboratori di Birmingham, in Inghilterra, grazie ai cristalli di calcite delle conchiglie. "Apre la strada a future applicazioni con oggetti di più grandi dimensioni" di ELENA DUSI

UN PASSO avanti verso l'invisibilità. Un "mantello" che nasconde gli oggetti esiste da oggi nel laboratorio di fisica dell'università di Birmingham. Per questo grande salto dalla fantascienza alla realtà bisogna ringraziare le conchiglie e i loro cristalli di calcite. È infatti la loro capacità  -  a livello microscopico  -  di riflettere e rifrangere i raggi di luce in maniera del tutto particolare che crea l'illusione ottica di un oggetto cancellato dalla vista.

Chiamare "mantello" questo prototipo è in realtà esagerato: si tratta di una coppia di prismi di calcite affiancati l'uno all'altro delle dimensioni di un paio di centimetri. Funziona solo quando è colpito da un raggio di luce con determinata polarizzazione e incidenza, e per il momento non ha applicazioni pratiche. Ma è comunque la prima volta, spiegano i ricercatori guidati da Xianzhong Chen su Nature Communications di martedì, che si ottiene "un mantello di dimensioni tanto grandi da essere apprezzabili dal nostro occhio, capace di funzionare alla lunghezza d'onda della luce visibile e di nascondere oggetti tridimensionali. In pratica, abbiamo realizzato uno strumento che per la prima volta soddisfa la definizione corrente di mantello dell'invisibilità" e "apre la strada a future applicazioni con oggetti di più grandi dimensioni". I prismi di calcite "trasformano una superficie con una sporgenza in una superficie piatta" e grazie alla loro abbondanza in natura permettono di saltare "quel lungo processo di manipolazione dei nanomateriali" che veniva utilizzato finora.

La "ricetta" per costruire un mantello dell'invisibilità risale  -  ma solo come idea teorica  -  a cinque anni fa. Da allora in vari laboratori del mondo sono iniziati gli esperimenti per tradurre le formule fisiche scritte sulla carta in realtà. Solo pochi giorni fa, usando una tecnica simile, gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology sono riusciti a rendere invisibile il logo "Mit" della loro università dopo averlo piazzato sotto ai prismi di calcite. Il loro esperimento è stato pubblicato su Physical Review Letters.

Prima della brillante soluzione fornita dalle conchiglie, al posto dei cristalli si usavano materiali costruiti pazientemente in laboratorio con le tecniche della nanotecnologia, cesellando le molecole al livello dei miliardesimo di metro. Questo processo ha portato negli anni passati a "mantelli dell'invisibilità" molto piccoli, osservabili solo con il microscopio.

Per ottenere un "mantello" bisogna creare strutture in grado di riflettere e curvare le radiazioni della luce in modo molto peculiare: piegando il loro percorso come se la luce provenisse dal retro dell'oggetto da nascondere anziché dalla sua parte frontale. I fisici usano spesso l'esempio di un sasso in mezzo al fiume: in un primo momento il flusso della corrente ne viene deviato, ma poi, man mano che oltrepassa il sasso, l'acqua torna a curvare fino a riprendere la direzione che aveva prima, come se l'ostacolo non fosse mai esistito. Fino alla scoperta dei cristalli delle conchiglie, si credeva che materiali capaci di manipolare e piegare i raggi luminosi in maniera simile non esistessero in natura. In realtà i cristalli delle conchiglie erano a portata di mano. Bastava solo guardare meglio.
(01 febbraio 2011)
 
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Indagato consigliere del Csm, Matteo Brigandì
Secondo l'accusa ha consegnato le carte alla giornalista de Il Giornale per scrivere l'articolo su Ilda Boccassini

Il consigliere del Csm Matteo Brigandì, membro laico in quota Lega, è indagato dalla procura di Roma per abuso d’ufficio in relazione all’inchiesta per la quale è stata eseguita oggi una perquisizione nell’abitazione della cronista de Il Giornale, Anna Maria Greco. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Pierfilipo Laviani, è partita da una segnalazione ufficiale fatta dal Consiglio superiore della magistratura. Brigandì, secondo l’accusa, avrebbe passato documenti interni al Csm alla giornalista che ha poi redatto un articolo sul procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, dal titolo “La doppia morale di Boccassini”. A disporre le perquisizioni è stato il pubblico ministero Silvia Sereni. Il provvedimento è stato disposto per la presunta violazione dell’articolo 323 del codice penale, quello relativo all’abuso d’ufficio.

Brigandì non è nuovo agli onori delle cronache. Ex democristiano, ex socialista poi leghista. Ex avvocato di Umberto Bossi, “procuratore della Padania”, nel 2006 viene condannato in primo grado per truffa aggravata alla regione Piemonte. Memorabile, nell’occasione, la difesa d’ufficio di Bossi: “Se non è una questione di donne, Matteo è innocente”. E difatti Brigandì sarà poi definitivamente assolto nel 2009. Messinese di origine, trapiantato a Torino da piccolissimo, si porterà dietro il soprannome di “terrone” fino all’ingresso in Parlamento. Ma sarà proprio la considerazione per gli atteggiamenti con il gentil sesso a dargli notorietà. Come quando Striscia la notizia lo coglie a fare giochini poco consoni in pieno lavoro parlamentare: l’avvocato ha in mano un foglio di carta con un buco, le mani dietro mimano parti anatomiche… Il rapporto con le donne, del resto, gli costa ancora oggi un altro processo da affrontare. L’esponente leghista è infatti imputato in corte di Appello per violazione degli obblighi di assistenza nei confronti della figlia, oggi ventiduenne, quando questa aveva 15 anni. In primo grado è stato condannato a sei mesi con la condizionale, e durante il processo ha versato 28mila euro alla figlia. Ma il giudice lo condanna per gli anni precedenti. Ecco uno stralcio delle motivazioni della sentenza: “L’imputato negava di essersi disinteressato della figlia. Segnalava pure che aveva un reddito di 5mila euro mensili, che doveva mantenere un’altra figlia, che doveva una cospicua somma di denaro al partito di cui faceva parte”. Una giustificazione che non fa presa sulla corte: “Sul fatto che l’imputato sarebbe onerato da obblighi  verso il partito… non pare si debbano spendere molte parole sulla priorità dei suoi obblighi”.

Ma torniamo a oggi. Secondo la procura di Roma, infatti, il leghista Matteo Brigandì è la talpa che ha permesso al quotidiano di Paolo Berlusconi di attaccare il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, titolare dell’indagine sul giro di prostitute legate al premier. Brigandì ha consultato un fascicolo sulla Boccassini vecchio di trent’anni. La sera del 25 gennaio, come risulta dalla foto che abbiamo pubblicato, partecipa al vertice del Pdl nell’abitazione romana di Silvio Berlusconi. Due giorni dopo, il Giornale (perquisita questa mattina la sede) pubblica un pezzo intitolato “La doppia morale di Ilda Boccassini”. All’incontro di Palazzo Grazioli, quel giorno ci sarà anche Valter Lavitola, l’editore dell’Avanti che a Santa Lucia ha investigato sulle società offshore che gestiscono l’appartamento di Montecarlo del cognato di Gianfranco Fini. E sempre 48 ore dopo dopo il ministro degli Esteri Franco Frattini interviene in Parlamento per parlare del caso Tulliani.

Il consigliere del Csm Brigandì nei giorni scorsi aveva ammesso di aver visionato il fascicolo sul procedimento disciplinare di Ilda Boccassini e aveva anche aggiunto di averlo restituito agli uffici di Palazzo dei Marescialli dopo pochi minuti escludendo di aver mai passato le carte ai giornalisti de Il Giornale. Lo stesso Brigandì, aveva chieste la settimana scorsa al vice presidente del Csm, Michele Vietti, di far luce sull’episodio. Come sia andata veramente cercheranno di capire i magistrati, che hanno anche fatto sigillare dai carabinieri i suoi uffici al Csm.

Immediata invece la replica di difesa del quotidiano: ”Per l’ennesima volta la casta dei magistrati mostra il suo volto violento e illiberale”, è il primo commento del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. “La perquisizione nell’abitazione privata della collega Anna Maria Greco, autrice dell’articolo che conteneva sentenze pubbliche del Csm, non solo è un atto intimidatorio ma una vera e propria aggressione alla persona e alla libertà di stampa. Stupisce che soltanto le notizie non gradite ai magistrati inneschino una simile repressione quando i magistrati stessi diffondono a giornalisti amici e complici atti giudiziari coperti da segreto al solo scopo di infangare politici non graditi”.

E sulle perquisizioni è intervenuto anche Franco Siddi, segretario generale della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana). “Oggettivamente, non se ne può più” ha detto. “Nello scontro politica-magistratura non possono essere chiamati a pagare i giornalisti se danno notizie, ancorché su di esse e sulla loro valenza in termini di interesse pubblico, ciascuno possa avere opinioni diverse”. La perquisizione di oggi, ha aggiunto, “a carico della collega appare, allo stato, assolutamente incomprensibile, oltreché, nei fatti, pesantemente invasiva. Le notizie ‘riservate’ non escono mai con le proprie gambe”. Ma, “se si volesse prendere a prestito una espressione del moderno linguaggio politico-giudiziario, si potrebbe dire che si va a cercare presunte colpe, neanche meglio precisate, nell’utilizzatore finale. Cosi non si può andare avanti”. E, conclude, “ai giornalisti è chiesto, tanto più in questa fase di scontro politico e istituzionale dai toni esasperati, di alzare l’asticella della responsabilità, per non fare la fine dei vasi di coccio. Ma occorre misura e rispetto, da parte di tutti”.

Come che sia, Matteo Brigandì rischia ora di essere sospeso dalla carica di consigliere del Csm. L’articolo 37 della legge del 1958 istitutiva del Csm prevede infatti che ogni consigliere del Csm può essere sospeso se sottoposto a un procedimento penale per un delitto non colposo; si tratta dunque di un provvedimento facoltativo, mentre la sospensione è “di diritto”, cioè automatica nel caso in cui un componente del Csm sia sottoposto alla custodia cautelare o arrestato. La decisione nei casi facoltativi spetta allo stesso organo di autogoverno dei magistrati. Su Brigandì, però, potrebbe anche abbattersi una tegola ancora più pesante, ma non in relazione all’inchiesta della procura di Roma: rischia di dover lasciare definitivamente il Csm se la Cassazione confermerà una delle due condanne che gli sono state inflitte in appello. Oltre alla violazione degli obblighi di assistenza familiare, infatti, l’ex avvocato di Bossi è sotto processo per diffamazione nei confronti di un direttore della Regione Piemonte. E’ ancora infatti la legge istitutiva del Csm a prevedere la “decadenza di diritto” qualora un componente del Csm sia stato condannato con sentenza irrevocabile per un delitto non colposo.
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Ecco la Renault nero-oro
"Vogliamo vittorie e podi"

Completato il cambio di proprietà, la scuderia rilancia le proprie ambizioni con la nuovissima R31. Confermati Kubica e Petrov, ma ci sono anche nuovi talenti da far crescere

Kubica e Petrov tolgono i veli alla Renault R31. Ap
Kubica e Petrov tolgono i veli alla Renault R31. Ap
VALENCIA, 31 gennaio 2011 - "Vogliamo vincere delle gare e salire spesso sul podio". È decisamente ambizioso il target che la Renault si pone per questa stagione in cui la sigla della vettura, R31, presentata oggi sul circuito Ricardo Tormo, costituisce uno dei rari segni di continuità con il passato. Dalla conclusione dello scorso campionato tante cose sono cambiate: la Renault ha ceduto l’ultimo 25% del capitale alla Genii Capital di Gerard Lopez e la Lotus Cars è divenuta lo sponsor principale, in attesa che la Proton eserciti l’opzione per comprare metà del team.
colori nobili — Il colore, nero e oro che ricorda le Lotus vittoriose degli anni ’70, è la novità più vistosa di una macchina che non ha molto in comune con quella del 2010, come ha spiegato il d.t. James Allison, vecchia conoscenza di Maranello: "Abbiamo completamente cambiato la filosofia che sta alla base del progetto e ne è un classico esempio l’uscita degli scarichi che soffiano in una zona inedita (a fianco dell’abitacolo? Lo si scoprirà solo domani n.d.r.)".
piloti confermati — La macchina continuerà a essere spinta dai V8 di Viry Chatillon che sono forniti gratuitamente, confermati i piloti Robert Kubica e Vitaly Petrov, con il primo che cerca di gettare benzina sul fuoco sulle prospettive 2011: "Non voglio sbilanciarmi perché l’ultima volta che abbiamo parlato di vittorie, quando correvo con la Bmw, poi la stagione si è rivelata un mezzo disastro". Il polacco ha anche voluto minimizzare le distrazioni che i pulsanti di kers e ala posteriore mobile possono creare ai piloti: "Era peggio l’anno scorso quando si doveva azionare l’f-duct".
scuola — Oltre a Kubica e Petrov, la Renault ha pure presentato altri quattro piloti che saranno legati al team: Bruno Senna e Romain Grosjean, che sono di fatto i terzi piloti e che Renault vorrebbe rilanciare in F.1 nel 2012, poi Fairuz Fauzy, che correrà in GP2, il ceco Jan Charouz, che parteciperà alla World Series by Renault, e l’olandese di origine cinese Ho Ping Tung. anche lui al via dlela GP2.
caso — Sulla querelle che vede scontrarsi in tribunale il team Lotus di Tony Fernandez e la Lotus Cars per l’uso del marchio in F.1 (compare sui camion e sulle vetture di entrambe le scuderie), Lopez ha sostenuto che "non è un affare che rigurada direttamente i due team ma le due aziende, Proton e Malesia 1, e comunque anche se la Proton dovesse perdere la causa il marchio resterebbe sulle nostre macchine perché ognuno ha il diritto di promuovere i propri marchi in F.1. La scelta della livrea oro-nera? La mia prima macchina che mi sono comprato da ragazzino era la Lotus F.1 coi colori John Player Special!".
sauber — A Valencia è stata anche svelata la Sauber C30: motore, kers, cambio e sistema idraulico sono forniti dalla Ferrari e legato a Maranello è anche uno dei due piloti: il debuttante messicano Sergio Perez, che fa parte del Ferrari Driver Academy. Perez così come gli sponsor latinoamericani che compaiono sulla macchina sono la benefica eredità della nuova relazione finanziria tra Peter Sauber e Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo. L’altro pilota, il confermato Kamui Kobayashi, ha iniziato ieri a percorrere i primi km.
dal nostro inviato
Andrea Cremonesi
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