lunedì 21 febbraio 2011

già.......

Yamaha, è l'anno zero
Inizia il dopo Valentino

Presentata la nuova M1, la prima senza lo sviluppo di Rossi. Lorenzo: "Siamo una grande squadra e correrò senza pressioni, possiamo farcela anche quest'anno". Spies: "Bello correre con Jorge, la moto nei test ha già fatto vedere di essere veloce"

Lorenzo e Spies con la nuova M1.
Lorenzo e Spies con la nuova M1.
SEPANG (Malesia), 21 febbraio 2011 - Comunque la si voglia girare, per la Yamaha questo è un anno zero. La Casa giapponese ha presentato oggi a Sepang la YZR-M1 con cui il campione in carica Jorge Lorenzo e lo statunitense Ben Spies lotteranno per il titolo della MotoGP 2011. Ma soprattutto cercheranno di non far rimpiangere un certo Valentino Rossi, uno che ha riscritto la storia recente della Casa dei tre diapason. Che l'anno scorso non ha vinto perché Lorenzo è stato grande. Ma che comunque non si può certo dimenticare in poco tempo. La sfida è rivincere e dimostrare che si può restare ai vertici anche senza il supporto del pilota forse più forte dell'era moderna.
ingredienti — Sulla carta gli ingredienti ci sono tutti. A cominciare dai due piloti: Lorenzo e Spies formano una coppia ben assortita. "È davvero molto bello iniziare una nuova stagione con Yamaha - ha detto Jorge Lorenzo - la vittoria del Mondiale dello scorso anno è un'emozione incredibile ancora viva, ma ora c'è una nuova sfida, per me sarà una grossa responsabilità gareggiare da campione in carica anche se avrò meno pressione perché il peso della vittoria me lo sono levato. Abbiamo una grande squadra e sono convinto che il lavoro fatto dagli ingegneri in inverno ci permetterà di lottare per il titolo anche quest'anno".
ben ci prova — Per il suo compagno di squadra Ben Spies è un anno importante, può essere quello della consacrazione dopo una stagione di apprendistato: "Ho lavorato molto lo scorso anno, sono molto contento di poter correre al fianco di Jorge - ha detto - nei primi test la moto ha mostrato un ottimo comportamento, adesso abbiamo altri giorni di test per affinare l'assetto. E poi non nascondo che il blu di questa carena mi piace da matti". Da martedì a giovedì i team della MotoGP lavoreranno sulla pista malese per una tre giorni di test importante in vista dell'esordio iridato del prossimo 20 marzo.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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IL CASO

Telecom, che stretta al p2p
stop software 'mangia-banda'

Dal primo marzo il maggior operatore nazionale e proprietario della rete nazionale metterà questa novità nero su bianco, aggiornando le condizioni contrattuali. Come hanno già fatto altre telecom. Che cosa cambia e cosa potrà cambiare di ALESSANDRO LONGO

TELECOM Italia comincerà a rallentare, per i propri clienti Adsl, i servizi che consumano più banda, come il peer to peer (file sharing): l'ha annunciato nei giorni scorsi 1. Dal primo marzo metterà questa novità nero su bianco, aggiornando le condizioni contrattuali. Non è certo il primo operatore a compiere questo passo in Italia. Ma è comunque una cosa notevole, dato che si tratta dell'operatore maggiore e del proprietario della rete nazionale italiana. Sembra quindi che la vita degli appassionati di peer to peer sia destinata a diventare più difficile, a breve. Telecom annuncia infatti che "potrà limitare la velocità di connessione ad Internet, intervenendo sulle applicazioni che determinano un maggior consumo di banda (peer to peer, file sharing ecc.)". Il motivo dichiarato è "garantire l'integrità della rete e il diritto da parte della generalità degli utenti di accedere ai servizi di connettività a internet anche nelle fasce orarie in cui il traffico dati è particolarmente elevato". Ricordiamo che su circuiti peer to peer si trovano spesso musica, film e software pirata, ma non solo: anche opere e contenuti leciti.

In un'altra pagina 2, Telecom aggiunge che limitare applicazioni come il peer to peer servirà a "garantire anche nelle ore di punta una sufficiente disponibilità di banda per il funzionamento soddisfacente delle altre applicazioni "realtime" (es. navigazione internet, posta elettronica, Youtube, ecc.)". La buona notizia è insomma che il video streaming, pur consumando molta banda, non sarà limitato. Si sa anche che queste limitazioni colpiranno solo le centrali congestionate dal traffico, quindi in località e in orari precisi. Telecom però non ha definito questi ultimi, come fa sapere a Repubblica.it, né le esatte modalità e i tempi di introduzione della novità. Dal primo marzo infatti si riserva il diritto di applicare le limitazioni, ma potrebbe aspettare ancora qualche tempo prima di metterle in pratica. Pubblicherà altri dettagli su questa pagina 3, nei prossimi giorni.

Vari operatori Adsl già da tempo limitano il peer to peer, nei momenti di congestione del traffico. Lo specificano, sui propri siti, TeleTu e Wind, tra gli altri. Telecom si è deciso a farlo solo ora probabilmente per fronteggiare casi straordinari di traffico congestionato, su alcune centrali telefoniche (forse quelle non collegate in fibra ottica). In quanto proprietaria della rete, Telecom ha sempre avuto meno problemi di congestione rispetto ad altri operatori, infatti.

Il problema di fondo, che emerge dell'esperienza degli utenti, è che i limiti al peer to peer possono essere a volte davvero penalizzanti. Al punto da rendere di fatto inutilizzabile il servizio, poiché troppo lento. Telecom specifica però che i limiti non pregiudicheranno l'efficienza del peer to peer. E questo è un punto importante. Al momento in Europa non ci sono leggi esplicite a questo riguardo, ma saranno recepite nei prossimi mesi (probabilmente a maggio) con il nuovo "Telecoms Package" 4, cioè il pacchetto di regole tlc deciso dall'Unione Europa. Qui si vieta per la prima volta di bloccare qualsiasi tipo di servizio e si impone agli operatori di comunicare agli utenti con trasparenza le proprie pratiche di gestione traffico. "Il problema è che queste regole sono troppo generiche. Non ci sono obblighi precisi su quanto limitare i servizi e su quale livello di informazioni offrire agli utenti", spiega Marco Pierani, responsabile rapporti istituzionali di Altroconsumo. "Per questo motivo- continua Pierani- il Beuc, l'organizzazione dei consumatori europea, la settimana scorsa ha chiesto alla Commissione europea di pubblicare una raccomandazione con regole più precise su questo tema, che per gli esperti va sotto il nome di neutralità della rete".

E su rete fissa va in fondo sempre meglio che su rete mobile, dove gli operatori arrivano ormai a decidere tariffe diverse a seconda del tipo di applicazione Internet utilizzata dall'utente e a penalizzare il VoIP 5. Si noti che anche gli operatori mobili, per prudenza nei confronti dei regolatori, hanno scelto di non bloccare specifiche applicazioni sulla propria rete. Alcuni di loro però (Tim, Vodafone, Wind) limitano a fare pagare a parte, rispetto al canone a forfait, quelle sgradite (peer to peer e VoIP). Così l'utente può accedere comunque a tutti i siti e le applicazioni; ma di fatto è scoraggiato a usare il VoIP perché lo pagherebbe molto.

E' una forma di discriminazione tariffaria, insomma. Secondo i difensori della neutralità della rete, anche questa discriminazione minaccia l'innovazione. E' come se un operatore Adsl, poiché offre la tv, facesse pagare a parte Youtube rispetto al normale canone mensile. E magari non lo facesse pagare a parte solo agli utenti abbonati all'offerta Adsl più costosa. Una volta ammesso il principio che è lecita la discriminazione tariffaria, si possono aprire vari scenari ed è questo che spaventa i sostenitori della neutralità. Tipo: l'operatore x fa un accordo con l'editore y e quindi include nel forfait dell'Adsl solo il traffico fatto su certi tipi di giornali online e non su altri. Non blocca l'accesso ai giornali di altri editori (ci mancherebbe), ma comunque ne scoraggia la lettura.

Al momento sono pratiche legittime, tuttavia. La situazione potrebbe cambiare solo se la nostra Autorità garante delle comunicazioni decidesse che anche questa è una pratica proibita. Prima o poi si pronuncerà a proposito, al termine di un'indagine che sta conducendo sul tema della neutralità della rete ma che è ancora in una fase preliminare.

(20 febbraio 2011)

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  Berlusconi, tre giorni per riscrivere la giustizia 
Tre giorni di lavori serrati per riscrivere la giustizia, tutelarsi dal caso Ruby e mettere a tacere la stampa. Lunedì, martedì e mercoledì, tanto basta perché il calendario della politica venga riempito, ancora una volta, dalle necessità giudiziarie del presidente del Consiglio. Berlusconi del resto lo aveva annunciato ieri e lo ha ripetuto stamattina in un audiomessaggio sul sito dei Promotori della Libertà: “Introdurremo nuove norme di garanzia che scoraggino la pratica di fornire ai giornali il risultato delle intercettazioni”. Bavaglio, quindi, e ancora: “La giustizia è divenuta sempre più un contropotere politico che esonda dai principi costituzionali”. Quindi “tra i provvedimenti che sottoporremo di qui in avanti al Parlamento”, ci saranno “la divisione dell’ordine requirente da quello giudicante, con la separazione degli ordini tra avvocati dell’accusa e giudici giudicanti e con un Consiglio Superiore della Magistratura, uno per i pm e uno per i giudici, accompagneremo queste novità da una riforma elettorale del Csm per ridurre quella che oggi è una politicizzazione che è eccessiva e che è inaccettabile”. Senza contare l’altrettanto annunciata riforma della Corte Costituzionale, oggi rea di abrogare “leggi giustissime”.

Dai proclami ai fatti il passo è stato brevissimo. Basta guardare alla settimana entrante per capire che Berlusconi non scherzava quando diceva “questa volta non ci fermerà nessuno”. Si comincia domani, dalla lettera che l’onorevole-avvocato Maurizio Paniz, assurto tra i preferiti del Capo per il suo impegno nel respingere le perquisizioni negli uffici del tesoriere del premier Spinelli, consegnerà nelle mani del presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, Pierluigi Castagnetti. Paniz annuncerà così la sollevazione del conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale per il Ruby-gate. La procura di Milano, è la tesi, avrebbe violato l’autonomia della Camera perché, non avendola informata della richiesta di rito immediato nei confronti del premier, non le ha permesso di sollevare immediatamente il conflitto. In realtà, indiscrezioni hanno già fatto trapelare che la Consulta potrebbe sfilarsi dalla questione e dichiarare inammissibile il ricorso, attribuendo la competenza alla Cassazione. Ma per Berlusconi sarebbe solo l’ennesima dimostrazione di dover “riformare” – come del resto anticipato – anche la stessa Corte, spostando ai due terzi la maggioranza necessaria per il voto.

Intanto, martedì 22 sarà il giorno di Fabrizio Cicchitto. Nella riunione dei capigruppo, il numero uno dei parlamentari e dei falchi Pdl chiederà la calendarizzazione del processo breve. Si parla degli inizi di marzo. Un iter molto vicino a quello del famigerato bavaglio, che epurato delle obiezioni dei finiani, dovrebbe arrivare ad approvazione “definitiva” – almeno nelle intenzioni – entro aprile. Se entrambi i percorsi arrivassero a compimento, morirebbero in un istante i processi Mills e Mediaset, seppelliti dalla prescrizione breve per gli incensurati quale Berlusconi è. Ancora martedì è previsto un comitato ristretto dei ministri per avviare il lavoro sulla riforma della giustizia. E’ il primo passo della strategia svelata dal premier: Csm, separazione delle carriere, Consulta. In quindici giorni Berlusconi vuole il testo definitivo, anche perché  - come segnala Repubblica – nelle prossime settimane ripartono i processi Mediaset (28 febbraio), Mediatrade (5 marzo) e Mills (11 marzo). Una intensa attività politica sarebbe sicuramente un legittimo impedimento di tutto rispetto. Se non per Berlusconi almeno per i suoi avvocati, gli onorevoli Ghedini e Longo.

Mercoledì 23, invece, la consulta Pdl si riunisce, presiede Ghedini, per studiare immunità e intercettazioni. La partita interessa anche l’opposizione, perché se è vero che il Pd l’ha ufficialmente bollata come legge ad personam, tra i democratici c’è anche chi è tentato da un passo indietro al periodo pre-Tangentopoli. Tanto che Franco Marini si è sbilanciato a dire: “Se i padri costituenti l’avevano introdotta un motivo c’è”. La questione nel Pd non è in ogni caso all’ordine del giorno, anche perché rischierebbe di rinfocolare le polemiche tra ex popolari ed ex diessini. E soprattutto perché l’elettorato potrebbe non apprezzare, trasformando una posizione ambigua del partito nell’ennesima emorragia di voti.

Resta invece aperta la posizione del Quirinale. L’asticella dello scontro tra Berlusconi e Napolitano resta molto alta. Ancora oggi il presidente della Repubblica, in una intervista al tedesco Welt-am-Sonntag, è tornato a circoscrivere lo spazio politico dentro i limiti della Costituzione: “Penso – ha detto riferendosi ai guai giudiziari del premier –  che abbia le sue ragioni e buoni mezzi giuridici per difendersi contro le accuse. Sia la nostra Costituzione, sia le nostre leggi garantiscono che un procedimento come questo, in cui si sollevano gravi accuse che il Presidente del Consiglio respinge, si svolgerà e concluderà secondo giustizia”. Napolitano ha poi ribadito la sua linea contro la trasformazione della “politica in guerriglia”. Ma Berlusconi non sembra avere nessuna intenzione di adeguarsi, convinto com’è del consenso popolare e soprattutto di quello parlamentare, dopo che i numeri della maggioranza alla Camera – il 14 dicembre il Cavaliere prese 314 voti – sono arrivati a quota 320.

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