sabato 26 febbraio 2011

si parte!!!!!!

Australia, superpole a Checa
Ma Max Biaggi è ad un soffio

Il catalano partirà davanti a tutti nella gara che inaugura la stagione 2011. L'italiano attacca e azzera i quattro decimi di ritardo del primo giorno. "Abbiamo fatto passi da gigante"

Max Biaggi, 39 anni. Ansa
Max Biaggi, 39 anni. Ansa
PHILLIP ISLAND (Aus), 26 febbraio 2011 – Carlos Checa firma la prima Superpole 2011 però Max Biaggi si avvicina alla vetta, sfiora il colpaccio e riapre il pronostico di un GP d’Australia che sembrava già in mano alla Ducati. Nella qualifica nuova versione (16 ammessi invece di 20) escono subito di scena lo spento Noriyuki Haga, neosatellite Aprilia e il rischiatutto Jonathan Rea che ha fatto drizzare di nuovo i capelli ai responsabili Honda cadendo all’ultimo curvone, ad oltre 200 km/h. Martedi scorso, per la rottura del motore, era volato a 250 km/h martoriandosi polso e gomito sinistri.
max all'attacco — Nei dieci minuti decisivi Max Biaggi è andato all’attacco con un fantastico 1’30”895 e Carlos Checa, che aveva dominato tutte le sessioni precedenti, per un attimo ha temuto di aver fatto cilecca. “Passando sul rettilineo ho visto che sulla tabella di segnalazione di Biaggi c’era lo stesso 1’30”8 che vedevo sul mio cruscotto, ho saputo di essere in pole solo quando sono tornato ai box accolto dalla festa dei meccanici” ha confessato il timido catalano, 38 anni, al secondo centro in carriera dopo quello nel GP degli Usa del maggio scorso. Biaggi però ha azzerato i quattro decimi di ritardo del giorno prima e domani potrebbe espugnare il tracciato più ostico, dove lo scorso ha fatto il peggiore risultato ( 5° e 8°) e l’Aprilia non vince dal 2000. “Abbiamo fatto passi da gigante, trovando la soluzione nei test di dicembre. Sono cambiate piccole cose che messe insieme fanno una grande differenza - ha ammesso Max -. Ho una grande squadra, non per nulla siamo campioni del Mondo. La gara sarà durissima, conteranno le temperature d’asfalto (il meteo prevede cielo coperto e possibilità di qualche scroscio, n.d.r.) e la scelta delle gomme. Noi intanto siamo lì”.
davanti — La prima fila è completata dalla sorpresa francese Sylvain Guintoli, al debutto sulla Ducati satellite, e dal britannico Leon Haslam che con grinta ha risolto, almeno sul giro secco, i problemi di trazione della Bmw. Dopo una difficile qualifica (12° tempo e scivolata venerdi) Marco Melandri è risalito in seconda fila (ottavo tempo). Con la spalla destra operata meno di due mesi fa e al debutto sulla Yamaha portare a casa punti sarebbe già un ottimo risultato.
i tempi — I tempi della Superpole del GP d’Australia, apertura del Mondiale Superbike a Phillip Island (m. 4445): 1. Checa (Spa-Ducati) 1’30”882 media 176,074 km/h; 2. Biaggi (Ita-Aprilia) 1’30”895; 3. Guintoli (Fra-Ducati) 1’31”293; 4. Haslam (Gb-Bmw) 1’31”429; 5. Laverty (Gb-Yamaha) 1’31”858; 6. Smrz (Cze-Ducati) 1’31”980; 7. Corser (Aus-Bmw) 1’32”182; 8. Melandri (Ita-Yamaha) 1’32”662; SP2: 9. Fabrizio (Ita-Suzuki) 1’32”153; 10. Sykes (Gb-Kawasaki) 1’32”204; 11. Waters (Aus-Suzuki) 1’32”240; 12. Rea (Gb-Honda) 1’32”708; SP3: 13. Lascorz (Spa-Kawasaki) 1’32”346; 14. Haga (Gia-Aprilia) 1’32”391; 15. Toseland (Gb-Yamaha) 1’32”547; 16. Xaus (Spa-Honda) 1’32”788; 17. Camier (Gb-Aprilia) 1’32”847; 18. Staring (Aus-Kawasaki) 1’32”883; 19. Berger (Fra-Ducati) 1’33”079; 20. Badovini (Bmw) 1’33”161; 21. Rolfo (Kawasaki) 1’33”286; 22. Aitchison (Aus-Kawasaki) 1’33”413.
Paolo Gozzi© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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 “Più trote nei fiumi, meno al governo”
Contestato il figlio del Senatur
Un gruppo di ragazzi espone uno striscione contro Renzo Bossi che replica con una battuta. Il botta e risposta durante un convegno leghista a Tradate che ha evidenziato la frattura tra 'maroniani' e 'reguzzoniani' all'interno del Carroccio
“Più trote nei fiumi, meno trote al governo”. Questo il contenuto di uno striscione esposto ieri sera, proprio durante l’intervento del figlio del Senatur, Renzo Bossi, in occasione di un convegno leghista sul federalismo a Tradate, nel cuore della provincia di Varese. Autori della contestazione un gruppetto di giovanissimi del posto. Ragazzi tra i sedici e i diciotto anni che hanno agito senza sbandierare simboli di partito. E hanno strappato l’applauso di una consistente parte del pubblico presente in sala. Al tavolo dei relatori, dove erano presenti esponenti di spicco della Lega, come il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, è arrivata pronta la risposta del “Trota”, altrettanto applaudita: “Non sono al governo, sono in regione. Poi sono orgoglioso di essere una trota, perché sono pesci che nuotano nell’acqua pulita”.

Mentre dal palco continuava la carrellata di interventi pro federalismo, la manifestazione di dissenso è stata sedata da un gruppo di solerti militanti leghisti che, dopo alcuni secondi di smarrimento, si sono avventati sullo striscione, strappandolo di mano ai contestatori. I ragazzi sono stati accompagnati all’esterno del teatro, non senza qualche momento di frizione lungo i corridoi, dove sono volati paroloni e qualche insulto, ma nulla più. Nell’improvvisata security in salsa padana hanno prestato la loro opera diversi simpatizzanti. Tra i volontari anche un infervoratissimo Giangiacomo Longoni, consigliere regionale del Carroccio in Lombardia e “tutor”del Trota.

“Abbiamo solo espresso la nostra idea. Veramente avremmo voluto esporre anche un secondo striscione – hanno spiegato poi i ragazzi – per protestare contro il razzismo di stampo leghista, contro le espulsioni e il trattamento riservato agli extracomunitari. Vogliamo che venga riaffermato il principio dell’uguaglianza di tutti gli individui, senza distinzioni di religione, sesso e razza”. Sulle ragioni della contestazione a Renzo Bossi sono stati altrettanto chiari: “Questa sera era lui il simbolo più forte del pensiero leghista non tanto per la carica ricoperta, quanto perché incarna il ruolo del successore designato. Noi viviamo fianco a fianco con nostri coetanei che si dichiarano leghisti e sentiamo quello che pensano, quello che dicono. Noi vogliamo far sapere che i giovani del nord non sono tutti così”.

I giorni che hanno preceduto il convegno sono stati animati dagli echi di una pesante frattura interna alla Lega, che ha scomodato addirittura il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. La questione starebbe tutta in un gioco di potere in atto da qualche tempo nel partito, una lotta di successione che si sta giocando tra i colonnelli leghisti e che vede opposte la fazione vicina al ministro e quella del “cerchio magico”, capitanata dall’onorevole Reguzzoni. Il convegno sul federalismo di Tradate è stato l’occasione per mettere in piazza questa frattura: un autentico sgambetto ordito ai danni dei padroni di casa, una delegittimazione pubblica. Tradate è infatti la città del presidente della provincia di Varese Dario Galli, e ha come sindaco Stefano Candiani, segretario provinciale del partito. Non solo i due non sono stati invitati, ma non sono stati nemmeno avvisati dell’evento. Un “affronto” tramato dalla segreteria di circoscrizione (vicina a Reguzzoni) contro l’asse maroniano del partito, che vede in Candiani e Galli due esponenti di rilievo.

Il segretario provinciale non ha gradito e pare abbia incassato il sostegno anche diretto del super ministro, che i bene informati dicono essere intenzionato a ricambiare il favore organizzando a sua volta un incontro pubblico sul federalismo nella vicina Busto Arsizio, la città di Reguzzoni. Si tratta dell’ennesimo capitolo di una querelle che dura da tempo: già la scorsa estate la segreteria di Candiani era stata messa in discussione da Reguzzoni e anche in quell’occasione un intervento di Maroni aveva rimesso le cose al loro posto. Ieri sera al convegno Galli e Candiani si sono presentati lo stesso: sono saliti sul palco e tra sorrisi e strette di mano hanno dato prova della proverbiale compattezza della Lega Nord, sciorinando il loro sermone sull’importanza e sulla bontà del federalismo municipale.

di Alessandro Madron

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BANKITALIA

Draghi, allarme crescita
"Stentiamo da quindici anni"

VERONA - Allarme del governatore di Bankitalia per la crescita. "Stenta da 15 anni - ha detto questa mattina al Forez -  e i tassi di sviluppo del nostro paese sono attorno all'1%". La domanda interna, inoltre, rimane "debole", e per tornare allo sviluppo sarebbe necessario un assetto normativo ispirato pragmaticamente all'efficienza del sistema".

E ulteriore preoccupazione per i prossimi mesi arriva dalla situazione libica. "Nella nostra economia - spiega il numero uno di Palazzo Koch - un aumento del 20% del prezzo del petrolio determina  una minor crescita del prodotto di mezzo punto percentuale nell'arco di tre anni".

Le riforme. "Si è già cominciato - dice Draghi -, ma azioni riformatrici più coraggiose migliorerebbero le aspettative delle imprese e delle famiglie e aggiungerebbero per questa via impulsi alla crescita". L'Italia, sottolinea ancora, "dispone di grandi risorse, ha molte aziende, una grande capacità imprenditoriale, la sua gente è laboriosa e parsimoniosa".

I salari dei giovani. "I salari d'ingresso dei giovani sul mercato del lavoro, in termini reali, sono fermi da oltre un decennio su livelli al di sotto di quelli degli anni Ottanta. E il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 30%. Si accentua la dipendenza, già elevata nel confronto internazionale, dalla ricchezza e dal reddito dei genitori". E' questa la spietata fotografia che il governatore scatta
sulla situazione economica che riguarda le giovani generazioni
 
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WEB

Google ritocca i risultati
per premiare i siti di qualità

I risultati del motore di ricerca più usato nel mondo adesso favoriranno chi scrive contenuti qualitativamente validi. Bandite "fabbriche" di informazioni, studiate per essere sempre nei primi posti, e siti copioni di FRANCESCO CACCAVELLA

VI È MAI venuta voglia di regalare una macchina quando vi trovate a Dallas oppure sposare un membro della guardia nazionale americana? Se la risposta è sì, da oggi potreste trovare qualche difficoltà a cercare informazioni su come farlo. Google ha annunciato ieri di aver modificato la formula con la quale classifica i risultati delle ricerche. Lo scopo è premiare i siti che pubblicano informazioni originali e di qualità e punire quelli che riempiono il web di contenuti superficiali, inutili o copiati solo per scalare le posizioni di ricerca.

Nel mirino sono finite le cosiddette "fabbriche di contenuti" (content farm), siti che riempiono il web con migliaia di pagine al giorno, perfettamente progettate per arrivare nelle prime posizioni delle ricerche. Questi siti, nel migliore dei casi, offrono informazioni  brevi e scarsamente approfondite, scritte da redattori malpagati; nel peggiore dei casi, offrono contenuti riciclati da altri siti con procedure automatiche o copiati tout court.

Iniziata a gennaio, quella di Google è una vera e propria campagna per migliorare la qualità dei suoi risultati, ma che potrebbe influenzare il modo stesso di fare informazione sul Web. Il motore di ricerca è spesso la prima fonte di accesso per qualsiasi tipo di sito e per quelli d'informazione, che basano la loro sopravvivenza su audience e pubblicità, la posizione nei risultati di ricerca può fare differenza fra successo e fallimento.

Google si guarda bene dal citarla,
ma sono in molti a pensare che buona parte delle novità introdotte da Google andranno a penalizzare i siti della galassia di Demand Media, come eHow.com 1, e quelli che ne ricalcano i principi. Quello che sembra rappresentare il modello vincente dell'informazione al tempo di Internet, e il cui sbarco in borsa del mese scorso ne ha fissato il valore di mercato ben oltre quello dell'editore del New York Times, basa la scelta dei contenuti da pubblicare non su principi giornalistici, ma su calcoli statistici. Non è più l'editore a scegliere cosa offrire all'opinione pubblica, ma l'opinione pubblica, e il mercato pubblicitario, a dire all'editore cosa pubblicare.

I numeri di Demand Media fanno impressione: quasi 6000 contenuti al giorno fra articoli e video, più di 8 miliardi di visualizzazioni in un anno, 13 mila redattori occasionali sparsi per il mondo che vengono pagati, in media, 15 dollari a contenuto (poco più di 10 euro). Per ogni mille visitatori, Demand Media dichiara di ricavare 13,45 dollari. Ma ciò che rende Demand Media differente è il modo di scegliere il contenuto da pubblicare: un algoritmo automatico, lo ha spiegato Wired nel 2009, esamina le ricerche più frequenti degli utenti sul Web e confronta, per ogni parola chiave, il potenziale pubblicitario (quanta pubblicità è generata da quel contenuto, quanta concorrenza c'è e così via). Alla fine del processo il sistema commissionerà ad un redattore un contenuto: se le parole chiave trovate sono "auto dallas" e risulta che dalla combinazione con "regalare" vi siano buoni introiti pubblicitari, il redattore dovrà scrivere un articolo su "Come regalare un'auto a Dallas" (che, a dirla tutta, è un vero articolo 2).

Il modello dei contenuti low cost di Demand Media fa storcere a molti. Rosenblatt, il suo amministratore delegato, non vuole però che la sua società sia vista come una sorta di discount dell'informazione: "Ogni singolo articolo che pubblichiamo è originale e scritto da redattori e definirci una 'content farm' è semplicemente un insulto per i nostri lettori" ha dichiarato in una recente intervista. I contenuti pubblicati, è un altro mantra della società, sono molto letti perché combaciano con quello che la maggioranza delle persone vuole sapere.
Fatto sta che il modello ha fatto strada. Lasciando da parte strategie editoriali di secondo piano, come Associated Content di Yahoo!, America On Linex ha scritto nel suo piano editoriale ("The Aol Way") che la scelta dell'argomento da pubblicare nel network di siti che gestisce dovrebbe basarsi su "1) traffico potenziale, 2) entrate monetarie, 3) tempistica, 4) integrità editoriale". Dopo la diffusione del piano due redattori storici di Engadget, sito di riferimento nel mondo per l'informazione tecnologica di proprietà di Aol, si sono licenziati e il capo-redattore del sito ha dovuto scrivere su Twitter che "Engadget, tanto per essere chiari, non è per niente soggetto alla Aol Way".

Si vedrà nei prossimi mesi se i risultati di questa piccola crociata di Google contro i contenuti di scarsa qualità, che per adesso è limitata agli Stati Uniti e sarà estesa ad altre nazioni più in là, porteranno ricerche di maggiore qualità per gli utenti e faranno rimodulare i piani editoriali a chi pensa che, online, gli algoritmi automatici possano sostituire la scelta editoriale. Demand Media, nel frattempo, ha fatto sapere dal suo blog che "fino ad ora [questa mattina, ndr] non abbiamo rilevato nel settore Content&Media un impatto" del cambiamento dell'algoritmo di Google. Chi vuole sapere come regalare una macchina a Dallas, siamo sicuri, starà facendo salti di gioia.
(25 febbraio 2011)

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