domenica 20 febbraio 2011

hahahahahaha

Alonso, guasto e 3° tempo
Vettel è sempre un fulmine

Test al Montmelò: lo spagnolo della Ferrari rallentato in mattinata da un problema elettrico. "Un sensore si è rotto, niente di preoccupante". Il campione del mondo con la Red Bull ancora il più veloce, davanti ad Alguersuari. Liuzzi 12° con la Hispania Racing

Fernando Alonso, 29 anni, nei test del Montmelò. Reuters
Fernando Alonso, 29 anni, nei test del Montmelò. Reuters
MONTMELO' (Spagna), 19 febbraio 2011 - Guasto per la Ferrari di Fernando Alonso nella giornata di test in corso sul circuito del Montmelò, in Spagna. La F150th del pilota spagnolo, in mattinata si è fermata all'altezza della curva 4 per un problema elettrico risolto rapidamente dagli uomini della Ferrari. Un guasto meccanico, definito "un problema minore" da Alonso, che però ha ritardato il programma della scuderia del Cavallino. Dopo un'ora di stop il programma è proseguito regolarmente e Alonso ha chiuso la giornata con il terzo tempo, in 1'23"978, a sei decimi da Vettel, che ha fatto segnare il miglior crono della giornata.
vettel su tutti — Il tedesco della Red Bull, infatti, come ieri, è stato il più rapido di tutti con il tempo di 1'23"315, precedendo di due decimi la Toro Rosso dello spagnolo Jaime Alguersuari (1'23"519) e, appunto, la Ferrari di Fernando Alonso. Quarta la Renault del tedesco Nick Heidfeld (1'24"242), poi la Sauber del giapponese Kamui Kobayashi 1'24"243. Dodicesimo con il tempo di 1'27"044 Vitantonio Liuzzi, al volante della Hispania Racing, unico team che deve ancora definire la seconda guida della stagione oltre a Karthykeyan, che ha già firmato. Vettel ha staccato il suo tempo in mattinata, quando ha effettuato serie serie di uno-due giri in stile qualificazione, poi nel pomeriggio la Red Bull ha provato una simulazione di gara che, però, non è stata portata a compimento, prima per una bandiera rossa e poi per un problema alla monoposto che ha costretto Vettel ad una lunga sosta ai box. Noie anche per McLaren, con Button spettatore a causa di un guasto idraulico. Il campione del mondo 2009 ha poi girato nel pomeriggio, mettendo insieme 54 tornate con il tempo di 1'24"923, l'ottavo della gironata.
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"noia elettrica" — "Stamattina per la prima volta abbiamo avuto qualche problema e abbiamo perso qualche ora di prove - ha spiegato Alonso -. Ma niente di preoccupante, la Ferrari è ok e ha ancora molte carte da giocare, un sensore elettrico si è rotto e la macchina si è spenta". Poi lo spagnolo parla di gomme "Non ho ancora provato le nuove soft, lo faremo oggi pomeriggio ma soprattutto domani e dopodomani con Felipe". E sull'ipotesi annullamento GP del Bahrain per le rivolte in corso nel Paese, lo spagnolo spiega: "Sappiamo che nei prossimi giorni saranno prese delle decisioni. Posso solo dire che a me piace molto correre in Bahrain, l'anno scorso ho vinto e quella gara mi ha regalato grandi emozioni". Dopo la sessione pomeridiana, Alonso raggiungerá Sanremo per assistere alla serata finale del Festival, dove è in gara sua moglie Raquel Del Rosario, in coppia con Luca Barbarossa.
I tempi della giornata: 1. Vettel (Red Bull-Renault) 1'23"315 (104); 2. Alguersuari (Toro Rosso-Ferrari) 1'23"519 (97); 3. Alonso (Ferrari) 1'23"978 (90); 4. Barrichello (Williams-Cosworth) 1'24"008 (118); 5. Heidfeld (Renault) 1'24"242 (41); 6. Kobayashi (Sauber-Ferrari) 1'24"243 (125); 7. Rosberg (Mercedes) 1'24"730 (131); 8. Button (McLaren-Mercedes) 1'24"923 (54); 9. Di Resta (Force India-Mercedes) 1'25"194 (80); 10. Kovalainen (Lotus-Renault) 1'26"421 (58); 11. Petrov (Renault) 1'26"884 (61); 12. Liuzzi (HRT-Coswrorth) 1'27"044 (70); 13. Glock (Virgin-Cosworth) 1'27"242 (66); 14. Teixeira (Lotus-Renault) 1'31"584 (26).
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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CELLULARI

Silicon Valley? Non c'è campo
I segreti della rete mobile Usa

Al summit dei grandi dell'hi-tech con Obama nessuno twittava. Non c'era copertura. Si, proprio nella "culla" della tecnologia mondiale. Ma anche nel resto del paese non va poi tanto meglio. Ecco perché dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI

NEW YORK - Come summit tra il presidente della superpotenza mondiale e i "padroni del cyber-universo" poteva andare meglio. Barack Obama e i massimi imprenditori della Silicon Valley sono stati umiliati dal flop dei loro telefonini. C'è un "giallo" dietro la cena tra il presidente 1 e i leader di Google, Facebook, Apple giovedì sera: perché nessuno di loro ha raccontato qualcosa su Twitter? Di solito da questi eventi arrivano dei mini-segnali in tempo reale, frammenti di gossip, o qualche meditazione filosofica. Invece durante la serata organizzata a Woodside nella casa del celebre venture capitalist John Doerr, tutto taceva.
  
Discrezione, riservatezza? Un po' strano, in quest'epoca di trasparenza. E poi la cena tra Obama, Steve Jobs, Marck Zuckerberg e tutti gli altri era un evento di pubbliche relazioni, non un summit per discutere di segreti industriali. La vera ragione di quell'assordante silenzio digitale l'ha dovuta confessare lo stesso chief executive di Twitter, Dick Costolo (che partecipava alla cena insieme agli altri): "I telefonini non funzionavano, in quella zona non c'era copertura, impossibile mandare dei tweet".
  
Come in molte aree della Silicon Valley, peraltro. Chi frequenta quella zona sa che "la culla" di tutte le rivoluzioni tecnologiche degli ultimi cinquant'anni è una delle zone del mondo peggio attrezzate in quanto a ripetitori. Un tempo se ne faceva un vanto: tutto merito dell'ambientalismo, che impediva di deturpare il paesaggio con le "torri". Ma la scusa non spiega perché i telefonini funzionano male anche nella vicina San Francisco, dove pure ci sono grattacieli e le antenne verrebbero dissumulate.
  
D'altronde sulla costa opposta, qui a New York, sappiamo che è raro concludere in modo "naturale" una conversazione al cellulare senza che cada la linea. Così grazie alla "cena del futuro" tra Obama e i giganti della Silicon Valley è caduto il velo su un piccolo sporco segreto dell'America: il paese dove i telefonini funzionano sempre peggio. Le cause? Di recente si tende a dare la colpa al boom degli smartphone, Blackberry e soprattutto iPhone, le cui applicazioni divorano potenza dalle reti. Ma è una spiegazione parziale.

In realtà la causa di fondo è il comportamento delle aziende telecom. Gli smartphone per loro sono una fonte di profitti: perché non investono per potenziare le reti? Perché le telecom sono tornate ad essere un oligopolio. Il paesaggio industriale del settore è segnato da una concentrazione crescente. AT&T, T-Mobile e Verizon la fanno da padroni. In molti Stati Usa la scelta per l'utente è limitata a soli due operatori.
  
In queste situazioni la collusione tra i colossi ai danni del mercato è molto facile. Se il consumatore non ha alternativa, perché investire per migliorargli il servizio? Meglio ingrassare i profitti aziendali, e i bonus dei chief executive. Che poi li reinvestono altrove: magari in finanziamenti alle campagne elettorali, anche quelle di Obama.
(19 febbraio 2011)

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Debito e crescita, a cosa (non)
serve l’intesa del G20
la notizia che emerge dal summit di ieri, a Parigi, è che la Cina è sempre più forte e gli Stati Uniti più isolati. La tesi americana (e non solo) è questa: dalla crisi si può uscire soltanto se i cinesi iniziano a consumare di più
Dai vertici del G20 non ci si possono aspettare decisioni operative, non è quella la sede, ma una misura dei rapporti di forza. E la notizia che emerge dal summit di ieri, a Parigi, è che la Cina è sempre più forte e gli Stati Uniti più isolati. La tesi americana (e non solo) sostenuta dal segretario al Tesoro Tim Geithner fin dal suo insediamento è questa: dalla crisi si può uscire soltanto se i cinesi iniziano a consumare di più e a risparmiare meno, con il governo di Pechino che rivaluta lo yuan per frenare le esportazioni di merci cinesi e far rifiatare le poco competitive aziende americane.

La proposta di Geithner di limitare al 4 per cento i deficit o i surplus della bilancia delle partite correnti (cioè la misura di esportazioni meno importazioni, considerando anche aiuti internazionali e pagamenti di interessi sui prestiti) è stata affossata mesi fa. Da allora, come scriveva ieri il quotidiano Les Echos, “la Francia si è impadronita del dossier con l’obiettivo di riequilibrare le politiche economiche per assicurare una crescita forte, stabile e duratura”. Non per altruismo, ovviamente, ma nel proprio interesse.

Problema: come si stabilisce se un Paese è in equilibrio o no? Per due giorni i 20 si sono scontrati sui parametri da considerare, con spaccature diverse da quelle “ricchi contro poveri” cui siamo abituati. La Francia e la Germania, infatti, erano a fianco della Cina per evitare che venissero individuati come problematici i Paesi che esportano molto: nel 2009 Berlino aveva una bilancia commerciale più in attivo di quella cinese, cioè le sue esportazioni al netto delle importazioni pesavano sul Pil oltre il 6 per cento, quelle cinesi meno del 5.

Risultato: la Cina ottiene che nel calcolo degli squilibri con l’estero non si conti il flusso degli interessi che affluiscono nelle sue casse grazie al debito straniero che detiene, soprattutto americano. È una vittoria diplomatica, che rafforza anche gli altri membri della sigla Bric, Brasile, Russia e Cina. Gli altri parametri per giudicare i Paesi le cui finanze pubbliche sono una minaccia per l’economia globale saranno il deficit di bilancio e il debito pubblico, i debiti privati, i risparmi. “La tesi italiana diventa globale”, esulta il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che da sempre vuole venga considerato l’indebitamento privato (in Italia è basso) per giudicare la capacità di un Paese di sostenere quello pubblico (in Italia è stellare, quasi al 120 per cento del Pil). Ma il successo è solo simbolico: i titoli di debito pubblico devono comunque essere collocati sui mercati, agli investitori internazionali.

La Germania è riuscita a far prevalere facilmente la propria linea. Si possono indicare i parametri ma senza specificare le soglie oltre le quali diventano preoccupanti, è stata l’inflessibile posizione del ministro delle Finanze di Berlino Wolfgang Schäuble. La ragione è semplice: mentre la Germania sta plasmando l’Unione europea a sua immagine e somiglianza, dal punto di vista fiscale, non può accettare di essere indicata come Paese squilibrato in sede G20 soltanto perché esporta molto. E gli Stati Uniti? Geithner ha ribadito che la loro situazione fiscale è “insostenibile” e che “lo yuan resta sottovalutato”. Ma, dentro il G20, gli Usa sono i soli che possono condurre una politica monetaria aggressiva e unilaterale per correggere quelli che considerano gli squilibri globali. E lo stanno facendo, con la Federal Reserve che inonda il mercato di dollari. Quindi il prezzo in dollari delle materie continua a crescere. E il conto finale potrebbero pagarlo gli europei, con la Bce (più indipendente della Fed) pronta ad alzare i tassi per frenare l’inflazione indotta. Queste pressioni inflazionistiche “devono essere prese sul serio”, ha avvertito ieri il presidente della Bce Jean-Claude Trichet.

da Il Fatto Quotidiano del 20 febbraio 2011

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Una proteina collega la corea di Huntington all?epilessia

Lo studio ha permesso di osservare come anche l’ambiente cellulare circostante sia importante per una maturazione corretta delle cellule staminali in neuroni GABAergici
Che cosa lega due malattie apparentemente distanti come la corea di Huntington e l’epilessia? La risposta è in un particolare gruppo di geni denominati Dlx, già noto per essere implicati nell’insorgenza di gravi malattie genetiche a carico dello scheletro nella fase embrionale, e che sono risultati importanti anche nello sviluppo di un tipo specializzato di cellule nervose, i neuroni GABAergici in un nuovo studio pubblicato sul Journal of Neuroscience a firma del gruppo di ricerca Telethon coordinato da Giorgio Merlo, dell’Università di Torino, con la collaborazione di Enzo Calautti e di Elena Cattaneo, rispettivamente delle università di Torino e Milano.

I neuroni GABAergici hanno un ruolo fisiologico importante nell’inibizione di altri neuroni che hanno un’attività troppo intensa o troppo prolungata ma sono implicati – qualora si verifichino alterazioni di numero o di qualità oppure problemi nel processo di differenziamento dalle cellule staminali neurali – nell’insorgenza della corea di Huntington, della sindrome di Rett, dell’epilessia, della sindrome fetale alcolica e forse anche dell’autismo. I problemi, come hanno mostrato i risultati di quest’ultimo studio sul modello murino, sono proprio legati ai geni Dlx.

“Lo studio ha permesso di osservare come anche l’ambiente cellulare circostante sia importante per una maturazione corretta delle cellule staminali in questo tipo di neuroni”, ha spiegato Merlo. “In particolare abbiamo scoperto che l’anello mancante tra Dlx e i neuroni GABAergici è una proteina segnale chiamata Wnt5a, capace di “dirigere” il comportamento delle cellule staminali presenti nel cervello e di indurle a formare proprio cellule GABA”.

Il ruolo della Wnt5a è stato confermato anche in vitro: in presenza della proteina risulta favorito il processo di maturazione delle cellule staminali neurali in neuroni GABAergici.

“Il prossimo passo sarà andare a fondo dei meccanismi con cui le cellule staminali presenti nel cervello rispondono a questo segnale: potremmo così ottenere informazioni importanti su qual è il modo migliore per intervenire con dei trattamenti farmacologici e far sì che la produzione di neuroni GABAergici vada a buon fine”, ha concluso Merlo. “Questo lavoro è anche un ottimo esempio di come si possa coniugare la ricerca su malattie genetiche rare – quella che Telethon finanzia in accordo con la propria missione – con lo studio di meccanismi molecolari di base coinvolti anche in patologie a maggiore diffusione”. (fc)

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